Minima Cardiniana 456/6

Domenica 25 febbraio 2024, Seconda Domenica di Quaresima

STORIE DI ORDINARIA SUDDITANZA
IL COMANDO NATO ALLA CASERMA PREDIERI DI FIRENZE
di Filippo Martini
Dal luglio scorso, cioè da quando è cominciata a trapelare la notizia del nuovo comando NATO alla caserma Predieri, si è costituito il comitato “No comando NATO né a Firenze né altrove”, che periodicamente sta organizzando incontri, dibattiti, manifestazioni di dissenso in merito a una questione complessa ma sulla quale si è sistematicamente evitato ogni tipo di informazione.
In tale contesto di occultamento e assenza di qualsiasi discussione, venerdì 16 febbraio, presso la S.R.M.S. della località Nave a Rovezzano, si è tenuto un importante incontro alla presenza dell’Avvocato Mario Marcuz per capire come procedere con coerenza e fermezza nei confronti delle autorità coinvolte ai fini di poter almeno avere accesso agli atti.
L’intervento, volendo inquadrare il problema nel suo contesto più ampio prima di affrontare la questione particolare, si è innanzitutto soffermato sul fatto che, fin dalla stesura del trattato nel 1949, emergono alcuni aspetti cruciali relativi alla struttura di comando e agli obiettivi dell’alleanza. In particolare: il ruolo preponderante nella gerarchia di comando degli USA; la tendenza ad ampliare il numero dei paesi coinvolti nell’alleanza; la volontà di non limitare le azioni militari ai soli scopi difensivi nei confronti del blocco sovietico. Una modalità operativa precisa, dunque, che si va attuando senza veli e con sistematicità dopo il crollo dell’URSS e che trova una significativa e ulteriore conferma nel Congresso di Lisbona del 2010.
In secondo luogo, il discorso ha cercato di definire le conseguenze della presenza di un comando NATO, e in particolare quello della caserma Predieri, per gli abitanti del luogo e per la città in generale. Problematiche e tensioni che devono tener presente un aspetto dirimente: la condizione di extraterritorialità di una qualsiasi struttura della NATO in un Paese alleato. Questo significa che sul territorio attinente la struttura militare non ha vigore né la Costituzione, né la legge italiana, ma soltanto quella del paese di origine dei militari ospitati, che sovente comporta non pochi vantaggi nel trattamento loro riservato. Nel caso di militari USA, per esempio, anche la giustizia penale agisce in maniera blanda e superficiale: in merito, l’avvocato Marcuz ha voluto ricordare con molta precisione la strage del Cermis per la quale, sostanzialmente, i responsabili non hanno subìto alcuna condanna.
Inoltre, il personale della NATO gode di altri vantaggi com’è il caso dei soldati americani. Questi ultimi, quando sono impegnati in missioni all’estero, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, guadagnano molto bene e hanno la possibilità di avere sostanziosi sostegni per l’acquisto di auto e molti altri benefits, che includono l’affitto dell’abitazione per la famiglia sempre completamente pagato, generando un innalzamento dei prezzi di locazione che mettono sovente in difficoltà le famiglie della zona.
A queste possibili tensioni sono da aggiungere quelle che verranno imposte dalle necessità inderogabili di un comando militare come quello della caserma Predieri. Si può, infatti, ragionevolmente pensare che saranno effettuati lavori per rendere più sicuri ed efficienti i sistemi di trasmissione e comunicazione. Non sono da escludere modifiche all’assetto viario della zona e altre limitazioni e chiusure di spazi pubblici per motivi di “sicurezza”. Nello specifico, essendo la caserma Predieri a circa 20 metri dal Parco Fluviale dell’Arno, è da mettere in conto una sua possibile chiusura al pubblico.
Una prospettiva non rassicurante, che dovrebbe interessare e preoccupare la prefettura e il Sindaco il quale, considerando il ruolo che ricopre, dovrebbe avvertire il dovere di mettere al corrente i cittadini su quello che sta succedendo, invece di occultare e rilasciare dichiarazioni generiche e banalmente rassicuranti (per esempio parlando di “scambi culturali”).
Da tempo il comitato sta chiedendo di avere accesso agli atti: sarebbe doveroso rispettare una legittima richiesta.
Certamente, alcuni strumenti di pressione per poter leggere le carte ci sono (nel caso di un reiterato rifiuto in merito, si potrebbe pensare anche ad un ricorso al TAR), ma più volte si è fatto presente che sarebbe auspicabile un cambiamento nella visione politica complessiva ad oggi drammaticamente assente. Anche gli organi di informazione dovrebbero mostrare indipendenza e un salto di qualità, ma ad oggi non sembrano interessati a scalfire la cortina di silenzio. Eppure emerge, seppure inespresso o sotto traccia, un bisogno di sapere e capire, insieme a una crescente preoccupazione.
Il giorno successivo, sabato 17 febbraio, si è poi svolta una manifestazione nei pressi della caserma e del borgo di Sant’Andrea a Rovezzano per sensibilizzare i residenti a proposito di un tema che questa volta inciderà pesantemente sulla loro quotidianità. I partecipanti all’incontro con l’avvocato Marcuz e alla manifestazione del giorno dopo non erano molti, ma ciò non significa che ci sia soltanto indifferenza o supina accettazione. Voglio a tal proposito ricordare un fatto banalissimo che mi è capitato il giorno della manifestazione, forse insignificante, ingenuo quanto si vuole, eppure, probabilmente, interessante da rilevare. Facevo la spesa consueta del sabato mattina in una piccola bottega a circa 10 chilometri dalla caserma e nella cassetta delle verdure c’era in bella vista il volantino del “No Comando NATO” e l’invito ad andare al presidio del pomeriggio. Quel volantino si poteva buttare via subito come si fa di solito, un po’ infastiditi. Invece no, era lì in bella vista non per caso. Magari si sorriderà di un fatterello come questo, ma posso assicurarvi che c’è un reale clima di disagio e malcontento, di rabbia repressa, che una politica degna di questo nome dovrebbe raccogliere e comporre in un pensiero e un discorso articolato.
Ma questa è, in tutti i sensi, un’altra storia.