Minima Cardiniana 460/3

Domenica 24 marzo 2024, Domenica degli Olivi, o delle Palme

DEMOCRACY IN TRANSITION
Riproponiamo qui l’intervista di Giampiero Calapà a Franco Cardini su “il Fatto quotidiano” del 22.3.u.s. Calapà è stato molto bravo e corretto, ma quanto è stato pubblicato è in realtà l’esito sintetico id una lunga conversazione. A meglio chiarirne i termini, la corrediamo qui di alcune note.

FRANCO CARDINI: “RUSSIA? EPPURE IL VOTO LIBERO STA SPARENDO ANCHE QUI, SIAMO ALL’OLIGARCHIA
Franco Cardini, storico medievista, studioso di sistemi politici, nel mondo ci sono oggi più autocrazie che democrazie…
Il voto libero sta scomparendo in tutto il mondo[1]. Ci sono forme nuove, diciamo. Ma la semplificazione per cui Putin è un autocrate e qui è il paradiso delle libertà è una mistificazione[2].

Partiamo dai distinguo dell’Occidente su autocrazie amiche e nemiche. L’Egitto per la premier Meloni va bene, la Russia no.
Quali elementi costituzionali portano Meloni a stabilire che l’Egitto di Al Sisi vada bene e la Russia di Putin no?

L’invasione di un paese sovrano?
Anche l’America ha più volte invaso e attaccato paesi sovrani, ma siamo rimasti amici di Washington. Le democrazie liberali nella storia spesso sono state aggressori di altri Stati. Mi devono spiegare anche perché la non soluzione del caso Regeni va bene e la non soluzione del caso Navalny non va bene. Il punto è che siamo nel blocco NATO, completamente allineati agli Stati Uniti. Il resto sono davvero chiacchiere difficilmente sostenibili.

Non vorrà dire che le democrazie occidentali siano uguali alla Russia?
Le nostre democrazie sono zoppicanti, ma mica da ora. Nelle nazioni occidentali più della metà delle persone non va più a votare. Certo che la Russia, che definirei democrazia autoritaria e non autocrazia, è caratterizzata da restrizioni nell’esercizio del potere democratico. Ma anche qui dalle nostre parti il meccanismo di scelte, seppur quantitativamente più largo, è sempre più qualitativamente ristretto. Sono delle oligarchie che scelgono i candidati. E spesso “al ribasso”, privilegiando persone poco colte, poco capaci, poco preparate, spesso poco oneste, ma per questo più inclini ad agire da yes men e magari più facilmente corruttibili e ricattabili

Ma abbiamo ancora un sistema con più partiti. In Russia c’è di fatto il partito unico, no?
In Russia, Putin e pochi sodali disegnano la Duma. Da noi è maggiore il numero dei partiti, ma siamo sempre di fronte a piccole élites con poche unità dirigenziali che scelgono i componenti delle liste, quindi i candidati. E la sostanza, in presenza di un’astensione sempre più elevata, è quella di oligarchie che sono solo apparentemente alternative.

Be’, nei nostri sistemi il potere è contendibile. O no?
Da noi i partiti e i loro rappresentanti sono formalmente più liberi. Ma la sovranità è limitata, questo è evidente. In politica estera e in economia ci sono tutte queste differenze fra destra e sinistra? Direi proprio di no. E questo è determinato anche dal fatto che ospitiamo circa 120 basi americane sul nostro suolo [negli ultimi anni la presenza militare degli americani in Italia è aumentata. Nel 2013, le basi con presenza Usa in Italia erano 59, adesso – secondo alcuni osservatori qualificati – sono salite a circa 120, più altre che si ritiene siano tenute segrete per motivi di sicurezza. Non tutte sono basi Nato, ci sono quattro tipi di strutture diverse: quelle concesse agli Stati Uniti in base a due accordi firmati negli anni Cinquanta, che rimangono sotto comando italiano mentre gli Stati Uniti detengono il controllo militare su equipaggiamento e operazioni; le basi Nato propriamente dette (quindi con una propria catena di comando); le basi italiane messe a disposizione della Nato in base agli accordi dell’Alleanza atlantica e le basi condivise da Italia, Stati Uniti e Nato][3]. C’è una differenza fra paese legale e paese reale, fra alto e basso: il basso è la metà di cittadini che non si riconosce nel sistema e non va a votare. Ma a governare e decidere, per conto di qualcun altro, sono le oligarchie. Ad esempio l’Occidente esita a condannare Israele, che dell’Occidente fa parte, su quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza. Eppure per Putin è stato oggetto di un mandato di arresto internazionale per molto meno di quanto sta facendo Netanyahu ai palestinesi.

Non si può sostenere, però, che in paesi come Russia o Cina sia consentito il dissenso, mentre da noi lo è.
Noi siamo più vicini a loro di quanto si pensi anche da questo punto di vista. E sarà sempre peggio. Quello che mi rifiuto di fare è tirare una linea tra libere democrazie e tirannide, perché non è così[4].

Può paragonare mai i nostri Parlamenti a quelli di Russia e Cina?
Soprattutto in Cina in Parlamento, le posso assicurare, finiscono persone ultracompetenti e preparate. Con grandi specializzazioni tecnologiche e organizzative. Quindi dal punto di vista qualitativo non c’è partita. Poi mi può fare un discorso di uniformità politica al proprio governo. Ma come dicevo prima poi, anche da noi, rispetto alle grandi scelte di politica internazionale o di sistemi economici, l’uniformità emerge eccome, la scarsa qualità non è affatto compensata quindi da una quantità di punti di vista che compare solo prima delle elezioni e poi svanisce[5].
(il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2024)

[1] A proposito del mondo nel quale stiamo vivendo, si consiglia l’affidamento alla solida, esemplare quindi di Elena BASILE, L’Occidente e il nemico permanente, Roma, PaperFirst, 2024; cfr., anche Marco TARCHI, Su un piano inclinato, “Diorama letterario”, 378, marzo-aprile 2024, pp. 1-2 (ma tutto il fascicolo è fondamentale).

[2] D’altro canto, perché ritenere sempre e comunque che noialtri “occidentali” abbiamo la verità in tasca mentre gli altri sbagliano sistematicamente? Ascoltiamo qualche altra campana. Ad esempio, le critiche mosse dai vertici della Chiesa russa ortodossa contro “il nostro Occidente” sono sempre e tutte gratuite e provocatorie? Cfr. Luigi SANDRI, L’anatema del patriar ca di Mosca alla società e chiese d’Occidente, “Confronti”, marzo 2024, pp. 27-29, anche senza bisogno di concordare sempre, comunque e in toto con l’Autore dell’articolo.

[3] Cfr. l’eccellente saggio di Alessandro BEDINI, L’Italia “occupata”. La sovranità militare italiana e le basi USA-NATO, Rimini, il Cerchio, 2013, che però, oltre dieci anni dopo, sarebbe da aggiornare. Bedini segnalava, a p. 48, ben 111 basi in tutto. Ma la situazione si sta evolvendo: e l’Italia, al centro del Mediterraneo, è nell’occhio del ciclone. Se si verificasse la Tempesta Perfetta auspicata da Zelensky, da Netanyahu e Compagnia Repellente, noi ci troveremmo in pieno Armageddon.

[4] “Libertà”, “Democrazia”, “Oriente”, “Occidente”, “Autocrazie”, “Tirannidi”, stanno diventando nomina nuda o concetti ambigui e “mutanti”. Per una critica lessicologica attenta e avveduta, cfr. Parole avvelenate, “Visione. Un altro sguardo sul mondo”, vol. XI, marzo 2024, GIOIA Tauro (RC), Visione Tv s.r.l., 2024.

[5] Quel che si potrebbe semmai ragionevolmente sostenere è che, mentre le “democrazie liberal-parlamentari” hanno assunto perfettamente al lezione sia delle democrazie liberali sia dei sistemi totalitari del Novecento – vale a dire che come strumento d’obbedienza da parte dei governanti nei confronti dei governati l’esercizio dei metodi propagandistici di consenso è preferibile a quello della costrizione poliziesca – i sistemi di “democrazia autoritaria” nei quali potremmo includere tanto quello russo quanto quelli ucraino, egiziano, siriano, iraniano ecc. Sono piuttosto rimasti fedeli a modelli “ottocenteschi” di controllo istituzional-poliziesco basati sulla dissuasione intimidatoria e sugli strumenti polizieschi.