Domenica 2 giugno 2024
Ricorrenza convenzionale (non liturgica) del Corpus Domini
LXXVIII anniversario della proclamazione della Repubblica italiana
SULLE TRACCE DELLA TIGRE
IDENTIKIT PER UN EROE
di Fabio Negro
“Vi è un uomo che impera su questo mare, che bagna le coste delle isole malesi, un uomo che è il flagello dei naviganti, che fa tremare le popolazioni, e il cui nome suona come una campana funebre. Hai tu udito parlare di Sandokan, soprannominato la Tigre della Malesia? Guardami in viso. La Tigre sono io!…”
(E. Salgari, Le Tigri di Mompracem)
Con queste parole Sandokan descrive sé stesso a Marianna. Sembrerebbe un eccesso di vanagloria o di presunzione, ma se avesse piena coscienza del suo personaggio, avrebbe sicuramente ragione. Negli otto romanzi[1] in cui è (a vario titolo) protagonista infatti, ha compiuto imprese quasi mitologiche e azioni al limite dell’umana capacità. A partire dal suo soprannome, Tigre della Malesia, si capisce che questo principe fattosi pirata-giustiziere incarna doti non comuni, che rappresenta e sintetizza tutte le virtù tipiche degli eroi della chanson de geste. Sandokan personifica anche quella forza vitale, quel coraggio incosciente che appartengono all’animo dei giovani[2].
Tratti che poi si attenuano con il trascorrere del tempo e il prosieguo della storia, per cui l’irruenza, talvolta scellerata, cede il passo all’equilibrio dell’uomo maturo.
Tracciare il profilo biografico di un personaggio immaginario – vedremo in seguito quanto – è un gioco meraviglioso, per quanto piuttosto complicato. Nell’opera salgariana, in modo particolare, la cronologia dei fatti si piega e si armonizza alla narrazione, quindi spesso è soggetta ad alcune incongruenze. E ciò anche perché l’autore dipinge l’immediatezza della scena presente: sebbene esistano gli antefatti che giustificano la trama, per Salgari tutto è “azione”, tutto “accade ora”.
Proviamo, comunque.
Sandokan nasce intorno al 1819, figlio di Kaidangan Sandokan[3], rajah del Kinibalu e di Maludu, primo di tre fratelli e due sorelle, discendente da una casta guerriera che da duecento anni domina il Borneo settentrionale. A vent’anni, in seguito all’abdicazione del padre[4], sale sul trono estendendo i confini del suo stato fino al mare e alla frontiera con il sultanato di Varauni[5].
Intorno al 1845, un uomo bianco naufragato nella baia di Labuk, sobilla alcune bande di dayaki a rivoltarsi in nome dell’indipendenza. Sandokan, radunato il proprio esercito, si mette in campagna insieme al padre e ai fratelli, impegnando il nemico in numerose battaglie sotto le foreste. L’uomo bianco, foraggiato dall’oro inglese, riesce tuttavia a respingere i difensori grazie anche a subdoli tradimenti e al possesso di armi da fuoco.
Rifugiatisi nella capitale, Sandokan e i suoi fortificano la cittadella per sostenere l’assedio. Per due settimane gli assalti vengono respinti, poi i ribelli riescono ad aprire una breccia e ad irrompere, sterminando la popolazione e bruciando tutte le abitazioni.
La famiglia reale, insieme ad un manipolo dei più formidabili guerrieri, dispone l’ultima difesa in un piccolo fortino. Disperando di vincerli con la forza, l’uomo bianco ordisce un orribile tradimento e sotto l’apparente auspicio di un armistizio, fa trucidare il vecchio re Kaidangan, sua moglie, e tutti i suoi figli. Sandokan riesce a malapena a fuggire, aprendosi il passo a colpi di scimitarra e guadagnando la foresta. Vaga per molto tempo lungo le coste e le boscaglie settentrionali, vivendo quasi come un selvaggio e rischiando più volte di cadere nelle mani del nemico che non ha cessato di dargli la caccia. Riesce a varcare la frontiera con il sultanato del Borneo e raggiunta la costa, si imbarca per l’isola di Mompracem, allora deserta. Postosi a capo di una banda di pirati, inizia a corseggiare il mare a danno dei colonizzatori europei. Si guadagna allora il soprannome di Tigre della Malesia.
Durante una delle sue scorribande, cattura un praho su cui è imbarcato Yanez de Gomera, un nobile portoghese stabilitosi alle isole Celebes per esercitare il commercio. Per uno strano capriccio, gli risparmia la vita e lo conduce con sé nella sua isola. Con il tempo, diventerà il suo più fraterno amico.
Nel 1849, proprio grazie a Yanez, nel frattempo assurto a suo secondo, scopre l’esistenza di una fanciulla bellissima, Marianna, nipote del Capitano di Vascello lord James Guillonk, stabilitosi all’isola di Labuan. Spinto da un irresistibile desiderio di vederla, salpa per Labuan, dove naufraga e viene raccolto proprio da lord Guillonk. Riesce ad incontrare Marianna di cui si innamora, ricambiato, e a condurla a Mompracem, dove i due si sposano. Una poderosa flotta, composta di legni inglesi, olandesi, spagnoli, riesce in seguito a scacciare la Tigre della Malesia dalla sua isola. Dando un momentaneo addio alla pirateria, Sandokan, insieme a Yanez, Marianna e i suoi uomini più fedeli, trova riparo a Giava.
Per un paio di anni, vive un’esistenza tranquilla a Batavia, ma non dimenticando di essere stato spodestato e desideroso di riappropriarsi della sua corona da condividere con l’amata, organizza una spedizione[6] per far ritorno alla terra natia. Scoppia però un’epidemia di colera, di cui purtroppo rimane vittima anche Marianna.
In prenda alla disperazione, Sandokan abbandona il progetto e piega invece su Mompracem, riconquistando l’isola dopo aver massacrato la guarnigione che era di stanza e riprendendo l’attività piratesca.
Nel 1856, le bande di Yanez catturano l’Helgoland, una nave su cui viaggiano anche Kammamuri, un indiano maharatto, e la bellissima Ada, divenuta folle in seguito alle sventure passate[7]. I due sono sulle tracce di Tremal-Naik, condotto prigioniero a Sarawak.
Sandokan, appreso che Ada è cugina della defunta Marianna, decide di aiutarla e per farlo muove guerra al terribile rajah bianco, lo sterminatore di pirati James Brooke. Con un curioso stratagemma, Sandokan riesce a far riacquistare la ragione ad Ada, a liberare Tremal-Naik e a detronizzare perfino il suo mortale nemico.
L’anno successivo, Sandokan e Yanez si recano a Calcutta, mentre il paese è in fiamme per l’insurrezione dei siphais, chiamati da Tremal-Naik, al quale i thugs hanno rapito la figlioletta Darma, per rimpiazzare Ada, nel frattempo defunta, nelle sue funzioni di sacerdotessa della dea Kalì. I pirati di Mompracem, attraversano allora le immense foreste dell’India, fino alle Sunderbunds del Gange. Sul loro cammino incontreranno Surama, una bellissima bajadera, in realtà principessa dell’Assam, di cui Yanez si innamora. Riusciranno a sterminare la funesta setta di strangolatori, e la Tigre della Malesia sconfiggerà in duello il capo supremo, Suyodhana, facendo poi ritorno a Mompracem.
Undici anni dopo, un nemico all’apparenza sconosciuto si fa avanti. Sandokan viene cacciato nuovamente dalla sua isola, mentre i possedimenti di Tremal-Naik, trapiantatosi definitivamente in Malesia, sono dati alle fiamme. A guidare questa guerra, le cui sorti sono incerte grazie anche al fortunoso acquisto di un’innovativa nave americana da parte di Yanez, sembra esserci il figlio di Suyodhana, che ha giurato vendetta per il padre. Al culmine di una sanguinosa battaglia navale, quando l’ultima ora sembra suonata per le vecchie Tigri di Mompracem, ecco che il misterioso figlio di Suyodhana si rivela: è in realtà Sir Moreland, un ufficiale di marina di cui però la giovane Darma si è innamorata. Così, l’amore tra i due, spegne ogni impeto di vendetta.
Nella seconda spedizione in India, Sandokan si reca in Assam, avendo promesso a Surama di restituirle il trono sottrattole da uno zio pazzo che l’aveva poi venduta come schiava ai thugs. Mentre è affidato a Yanez il piano per preparare la conquista dell’impero, Sandokan e i suoi guidano il vittorioso assalto alla capitale. Yanez e Surama sono incoronati maharajah e maharani dell’Assam.
Nel 1865 è la volta di Sandokan di riappropriarsi del suo antico regno. Oramai in forze, aiutato da Yanez e dai suoi guerrieri assamesi, sconfigge le tribù dayake e riconquista il regno di Kinibalu. È però Mompracem che egli desidera, nel frattempo ceduta al controllo del sultano di Varauni. Così, scendendo dal nord con i suoi uomini, con la sua poderosa flotta, e soprattutto grazie alle astuzie del suo amico portoghese, la Tigre della Malesia ottiene la cessione del suo scoglio, e vi si stabilisce permanentemente.
Qualche anno dopo, l’Assam è in rivolta: l’ex-rajah, fatto chiudere in un manicomio, è fuggito e cospira per riprendersi il regno. Yanez, soverchiato dalle forze nemiche, dai tradimenti e dagli inganni telegrafa a Sandokan, chiedendone l’immediato supporto.
La Tigre della Malesia, nella sua ultima grande spedizione indiana, accorre in aiuto del suo inseparabile amico, ripristinando l’ordine nello stato.
Ecco, questa è per sommi capi la vita del rajah Sandokan di Kinibalu, principe di Maludu e Mompracem, conosciuto come la Tigre della Malesia. Manca, è evidente, un paragrafo relativo agli ultimi anni e alla morte perché sì, i pirati di Mompracem invecchiano, ma come si sa gli eroi non muoiono mai.
Scompare purtroppo Emilio Salgari, suicidatosi tragicamente nel 1911, inventore e cantore di tutte queste avventure di carta, vinto invece dalle disavventure della vita; altrimenti chissà quanto ancora sarebbe durato questo articolo.
In chiusura, è bene ricordare come la studiosa tedesca Bianca Gerlich ha dimostrato come nel 1845, gli inglesi attaccarono veramente la baia di Marudu, dominio del sultano Syarif Osman, sotto il cui vessillo (una bandiera rossa con una testa di tigre nel mezzo), combattesse pure un certo Sandokong. Se e come Salgari sia venuto a conoscenza di questo fatto storico, e di tutti questi dettagli coincidenti, resta un grande, bellissimo, mistero…
[1] I titoli che compongono il cosiddetto ciclo dei Pirati della Malesia sono in totale undici, ma Sandokan non appare in tutti.
[2] Salgari, quando inventò Sandokan, e pubblicò La Tigre della Malesia, aveva appunto appena 21 anni.
[3] Secondo quanto si apprende nel romanzo Sandokan alla riscossa (1907), il nome Sandokan potrebbe essere in realtà una sorta di “cognome”, in quanto identifica la stirpe a cui appartiene la Tigre della Malesia.
[4] Questo punto è dibattuto. Ne Le Tigri di Mompracem (1900), così come anche nella precedente versione in appendice (1883) viene detto chiaramente che “aveva vent’anni quando salì sul trono di Muluder”; mentre nel già citato Sandokan alla riscossa, sembra che il padre sia ancora alla guida del regno.
[5] Il Brunei.
[6] Ho voluto qui includere anche quella che è la trama del mio romanzo La Perla di Labuan (Ed. Il Foglio, 2014), che ho “inventato” per colmare il vuoto narrativo che intercorre tra Le Tigri di Mompracem e I pirati della Malesia (1896).
[7] Come i lettori sanno, questa storia è narrata nel romanzo I misteri della Jungla Nera (1903).