Domenica 9 giugno 2024, Sant’Efrem, Diacono e dottore della Chiesa
EDITORIALE
Avete già votato? State per farlo? Siete indecisi? Avete scelto di non andare? Qualunque cosa abbiate fatto o stiate per fare, è molto probabile che il risultato delle elezioni sarà una crescita o comunque una conferma che il primo partito in Italia (e del resto non solo) è quello degli indecisi, o dei disinteressati, o degli scettici. Gran parte degli aventi diritto vi rinunzierà. Sarà semmai interessante capire se quelli che non hanno voluto stare al gioco sono i giovanissimi al primo voto, i giovani o i maturi se non addirittura gli anziani. La risposta a tale domanda scatenerà una girandola di risposte ipotetiche. Molte delle quali, magari intelligenti.
Comunque, restano fermi due fatti.
Primo, gli eletti saranno il risultato di una scelta che non sarà dipesa solo dai voti ottenuti, bensì dalla volontà delle ristrettissime élites che hanno proposto agli elettori le liste dei candidati: tutti usciti, questi ultimi, dalla rosa dei collaboratori, dei seguaci sicuri, dei membri dell’entourage, degli yes men dell’oligarchia politica dominante, a sua volta costituita di solito da personaggi dei “comitati d’affari” di lobbies bancarie e finanziarie: il potere si restringe ma resta nelle mani dei soliti noti, meno noti e addirittura ignoti; e la vera divisione nel nostro paese e anche in altri non è più certo fra “destra” e “sinistra”, bensì tra “alto” e “basso”. Vale a dire tra “governanti” e “governati”, tra chi ha il potere e chi lo subisce. Il restringersi dell’area dei votanti di per sé non rimedia a questo nefasto trend, ma anzi lo rafforza: e ogni “democratica” competizione elettorale paradossalmente rafforza il sistema oligarchico de facto e uccide la democrazia.
Secondo: in queste elezioni c’è un Grande Assente, un “convitato di pietra”. La questione mediorientale, quindi la tragedia dei palestinesi della striscia di Gaza, sta scomparendo dall’orizzonte mediatico. Se mettiamo la progressiva scomparsa dalla nostra informazione e dalla nostra coscienza, provocata dal silenzio mediatico, di un massacro che ancora continua in rapporto con il persistere (di per sé doveroso e necessario: ma pericoloso se decontestualizzato) del ricordo di quel maledetto, terribile 7 ottobre, il secondo finirà con il fagocitare e col far dimenticare il primo. È quanto si è avviato negli scorsi giorni con il diffondersi dell’attività dell’Associazione “Sette Ottobre”, vòlta a far sì che quel giorno e le sue vittime non vengano dimenticati, ma che potrebbe far apparire col tempo quell’episodio come una specie di prosecuzione della Shoah, obliterando il contesto nel quale esso è avvenuto e che riguarda anche la tragedia palestinese. Ed è quest’ultima il tema dimenticato delle elezioni in corso. E attenzione, perché intanto si sta lavorando alacremente da più parti a “correggere” il numero delle vittime civili palestinesi in modo da minimizzare le proporzioni del tragico evento e di alleggerire le responsabilità delle truppe di Netanyahu. A denunziare tutto ciò, proponendo numerose fonti più veritiere, si è dedicato Marco Tarchi nel fascicolo di maggio-giugno 2024 (379) del prezioso periodico “Diorama letterario” (richiedetelo scrivendo a: mtdiorama@gmail.com; indirizzo internet: www.diorama.it: è una boccata d’aria fresca).
Tornando alle elezioni in corso, non posso dimenticare che almeno tre miei cari amici vi sono implicati. Anzitutto Giorgia Meloni, il ruolo della quale potrebbe trarre gran giovamento o grave danno dal loro esito. Quindi Matteo Renzi, il profilo politico del quale si va purtroppo deteriorando a vantaggio del suo nuovo ruolo di manager, di faccendiere: e comune ad entrambi – senza dubbio i due personaggi di maggiore rilievo del nostro panorama politico – appare il fatto di essere circondati di collaboratori del tutto inadeguati (qualcuno impresentabile). Dal lato opposto del palcoscenico c’è un isolato, un minoritario, ch’è però un personaggio di consistente spessore: Marco Rizzo, ostinatamente comunista che non vive però di nostalgie e che è a capo di un piccolo meritorio schieramento, l’unico ad avere scritto nel suo programma un chiaro rifiuto sia della NATO, dalla quale bisogna assolutamente liberarci, sia dell’Unione Europea che così com’è serve soltanto a chi vuol tenere la nostra Europa subalterna e sottomessa e che deve assolutamente acquisire una dimensione di sovranità politica. Segnalo a chiunque non avesse ancora votato e fosse orientato a scegliere il piccolo partito di Rizzo il nome di un candidato nelle sue file ch’è un artista e polemista geniale oltre che un amico per me fraterno: Alfio Krancic, vignettista satirico e disegnatore orientato sulle posizioni della cultura delle “nuove sintesi”. Poche settimane or sono un noto giornale del quale non farò il nome ha allontanato dalle sue pagine le vignette di Krancic. in quanto reo (in un paese “democratico”) di pensare con la propria testa. Vedrei volentieri l’amico Krancic portare un po’ di cultura e d’indipendenza di giudizio tra gli scranni del Parlamento Europeo, popolato di larve e di lacchè: so ch’è improbabile, ma spero altresì che il partito di Rizzo – ch’è agli inizi – si radichi e si rafforzi. Come dicevamo noialtri vecchi sessantottini quasi cinquant’anni fa, ça n’était q’un début: continuons le combat.
Franco Cardini