Minima Cardiniana 472/4

Domenica 16 giugno, Domenica XI del Tempo Ordinario
Santi Martiri Quirico e Giulitta, San Ceccardo Patrono di Carrara

DINOSAURI, BICICLETTE E PARACADUTE
GLI STUDENTI ITALIANI STUFI DI DISINFORMAZIONE E LA NECESSITÀ DI UNA RIFORMA NELL’INSEGNAMENTO DELLA SCUOLA
Pare che avvicinandosi gli esami di stato – e, in coincidenza, del concretizzarsi del pericolo della guerra – gli studenti si stiano svegliando: si dicono stufi di “studiare i dinosauri” (che per la verità non paiono occupare grosso spazio nei programmi ministeriali), denunziano che in moltissimi casi l’insegnamento della storia si ferma concretamente, in classe, alla vigilia della prima guerra mondiale.
Sono evidenti al riguardo i difetti dell’insegnamento della storia nella nostra scuola. Fondamentalmente 4: 1. Grave carenza per non dir mancanza di controllo metodologico-scientifico sia sugli strumenti di lavoro (fondamentalmente i manuali e i criteri usati per la loro selezione) sia sul personale insegnante (occorrono corsi di aggiornamento seri, ufficiali, obbligatori e gratuiti); 2. Insufficiente, gravissima mancanza di copertura economica per l’attuazione urgente del punto 1, derivante dalla mancanza d’investimenti nel mondo della scuola; 3. Sparizione pratica della materia d’insegnamento Educazione Civica, nell’àmbito della quale si dovrebbero impartire gli insegnamenti geopolitologici di base e introdurre a una conoscenza globale socio-antropologica dei problemi mondiali; 4. Radicale, totale infondatezza del sistema sul quale si basa l’insegnamento della scuola a tutti i livelli.
Sul quarto punto è ovvio che torneremo, in quanto si tratta di un discorso da approfondire e da precisare analiticamente. Presentiamolo qui in estrema sintesi.
Diciamo, a livello preliminare, che lo studio della storia si deve condurre nella scuola a due successivi livelli: il primo nozionistico e descrittivo (date, eventi, istituzioni fondamentali, genesi degli eventi principali a livello mondiale, uscendo da logiche nazionali o locali che saranno da mettere a fuoco nell’àmbito dell’educazione civica); il secondo a livello problematico-critico, introducendo anche ad elementi di tecnica della ricerca storica e degli strumenti a ciò necessari.
Questi due livelli, però, debbono essere distribuiti gradualmente nella carriera dello studente: nella scuola secondaria inferiore il primo, comprendente l’intero arco della storia dell’umanità; nella scuola secondaria superiore il secondo, rivisitando i medesimi temi dal punto di vista critico (storia della storiografia, tecniche e strumenti della ricerca scientifica, aggiornamento bibliografico e tematico).
È essenziale però presentare, prima di affrontare questi due livelli, il “gioco della conoscenza storica” ai ragazzi della seconda parte dell’insegnamento primario, appena essi abbiano cioè raggiunto nell’apprendimento il livello fondamentale dell’uso delle categorie spaziotemporali. Ai ragazzi di dieci-undici anni cioè non si dovranno presentare tanto dei contenuti (civiltà antiche, medievali, moderne e così via) quanto dei criteri di conoscenza preliminare dei caratteri di base della terra e del genere umano: quindi temi geotalassologico, climatologico, geoantropologico e sociopolitologico-socioreligioso.
In altri termini, al ragazzo che si avvicina per la prima volta allo studio della storia come studio del presente attraverso la genesi del passato va proposto un approccio dal generale al particolare, non uno cronologico come si fa oggi cominciando fino dalle elementari. In tale fase è fondamentale sollecitare il più possibile le potenzialità memoriali del giovanissimo, anche a livello di fondamentale mnemotecnica.
Per spiegarsi meglio, avvicinarsi alla geostoria del mondo è qualcosa che si può fare secondo due tecniche: quella del ciclista e quella del paracadute.
La tecnica del ciclista è quella di procedere in senso orizzontale e analitico, seguendo il corso pratico di una strada che può riservare a ogni curva un cambiamento prospettico importante. Tale metodo, utile nella ricerca storica analitica, va escluso dalle prospettive dell’apprendimento di base.
La tecnica del paracadute è quella di partire “dall’alto”, vale a dire da una visione generale e sintetica della problematica da studiare per introdursi quindi a una progressiva considerazione graduale: come si presenta la terra al paracadutista mano a mano ch’egli discende, rivelandosi prima nei suoi caratteri generali e d’insieme per lasciarsi distinguere poi nei suoi caratteri particolari quando ci si avvicina al ristretto campo di atterraggio. Quindi, visione della storia prima nei grandi problemi e nei grandi numeri (popolazioni e popolamento, approccio etnostorico allo sviluppo dell’umanità, etologia ed etnologia, mitologia e religione, religioni etniche e religioni universalistiche), quindi nei principali problemi di convivenza (nomadismo e radicalismo sul suolo, nascita degli agglomerati umani, migrazioni ed invasioni, vita materiale e immaginario, sviluppo delle comunità e degli imperi, “eccezione occidentale”, individualismo-razionalità sostenuta dall’esperienza come caratteristica dell’Occidente moderno, globalizzazione, prospettive di universalizzazione della conoscenza e della convivenza).
Su ciò un dibattito generale è essenziale. Invitiamo tutti gli interessati a collaborare con contributi a loro scelta (indicativamente, testi dai 10.000 ai 30.000 caratteri). FC