Domenica 23 giugno 2023, Solstizio d’Estate
DIETRO LE QUINTE DEL G7
CRONACA DI UN GIORNO AL SUMMIT
di Anna Tsyba
La prima giornata del G7 in Puglia è iniziata in un’atmosfera familiare agli italiani: leggera disorganizzazione e tanti militari. Questo ha un po’ calmato il pathos dell’agenda mondiale discussa dai leader del mondo occidentale. I temi principali, così come gli annunci delle dichiarazioni, erano noti già alla vigilia del vertice: il trasferimento all’Ucraina di una percentuale delle riserve russe in valuta estera congelate in Occidente, la discussione dei candidati alla nuova leadership della Commissione europea a seguito delle elezioni del Parlamento europeo. Abbiamo visto con i nostri occhi cosa stava accadendo dietro le quinte del vertice.
Sulla strada quasi deserta di avvicinamento alla città portuale di Bari passano periodicamente auto di servizio con i lampeggianti e camion con personale militare. Alla periferia della città, dove è stato aperto il Media Centre alla Fiera del Levante, stazionano centinaia di auto della polizia e postazioni dei carabinieri. A pochi chilometri dal centro stampa si trova la spiaggia pubblica più frequentata di Bari, dove i giovani ridono e si godono la vita, e non si filano per niente né i giornalisti, né le delegazioni internazionali, né le migliaia di forze dell’ordine che li sorvegliano.
All’ingresso del centro stampa c’è una folla di poliziotti e carabinieri addetti al controllo delle delegazioni straniere e dei giornalisti. Chiedono cupamente di passare attraverso un metal detector, controllando il contenuto delle loro borse senza molto zelo. Non c’è da stupirsi che siano tristi: il giorno prima, 500 agenti di polizia si sono dovuti accreditare alla stessa ora per andare al lavoro dal mattino presto. Erano trapelate sui social media e sulla stampa locale foto e video di una nave da crociera che trasportava 1.500 tra “controllori”, carabinieri e militari. Acqua marrone dal rubinetto, scarafaggi, condizioni igieniche precarie e cabine completamente inabitabili: tutto questo è stato mostrato dalla televisione italiana. I sindacati di polizia e carabinieri, indignati per la negligenza e la mancanza di organizzazione, hanno presentato una denuncia per le condizioni di lavoro del loro personale.
Un G7 particolare
All’ingresso dell’edificio principale del Media Centre si trova un triangolo di cartone, con un giovane seduto accanto.
“Avvicina il badge”, dice sorridendo.
“Ma è solo un cartone”.
“Al mattino funzionava, ma ora si è fermato”, risponde l’impiegato del centro con una leggera ironia. Non si capisce bene se si sta attaccando il badge a un semplice cartone o a una macchina di alta precisione in grado di leggere i dati. La stessa situazione si ripete all’interno.
“Qui dovrebbe esserci il wifi”, dice in un modo convinto uno dei giornalisti italiani. E poi sorridendo e mostrando pollici in su continua: “Ma non funziona”.
Ma il wifi non è l’unica cosa che non ha funzionato in questo vertice del G7.
“Purtroppo non potrò partecipare a nessuna delle riunioni perché ci vogliono fino a cinque ore per spostarsi e fare il check-in, e io devo fare un reportage in diretta”, si lamenta il conduttore e giornalista della Radiotelevisione svizzera Sebastian Ramspeck.
Sebastian non è il solo. Giornalisti e fotografi devono tornare da Borgo Egnazia a Bari dopo ogni sessione o riunione. Questo li priva quasi per tutto della possibilità di elaborare e inviare il materiale raccolto. Per questo molti rinunciano ad alcuni dei “pool” e rimangono al Media Centre saltando alcuni eventi.
“È un’assurdità! Ho appena visto Biden, ero nella stessa stanza con lui, e ora devo passare di nuovo attraverso il metal detector”, dice un fotografo del quotidiano la Repubblica.
Nell’edificio del centro stampa, gli schermi trasmettono i filmati della CNN, a cui sono state fornite tutte le condizioni per lavorare: servizi sulle crescenti tensioni nel Mar dei Caraibi, dove è entrata la flotta russa, e sulla firma di un accordo di sicurezza tra Joe Biden e Vladimir Zelensky. Un altro schermo mostra un servizio dei media locali sullo scioglimento dell’assemblea nazionale da parte di Emmanuel Macron e sull’imminente ascesa al potere in Francia dell’estrema destra.
I rappresentanti della stampa intervistati da noi hanno opinioni diverse sul vertice. Sebastian Ramspek, della televisione svizzera, ritiene che si discuterà soprattutto dell’inasprimento delle sanzioni antirusse e del conflitto in Ucraina.
“Tutti temono che Biden se ne vada e che Trump salga al potere e che il partito di Le Pen diventi il principale partito di governo in Francia. È probabile che, in previsione dei prossimi cambiamenti, la questione di garantire un sostegno finanziario e militare a lungo termine all’Ucraina, a prescindere dai futuri cambiamenti politici, diventi particolarmente importante. E, naturalmente, si parlerà dei beni russi congelati, che restano una delle questioni più preoccupanti”, spiega Sebastian.
Un presentatore televisivo libanese di Sky News Arabia, Imad El Atrache, concorda con Sebastian, che è scettico sulle possibilità di risolvere la crisi russo-ucraina. I libanesi sono più interessati al conflitto israelo-palestinese, che sta per degenerare in una guerra tra Israele e Libano. Due giorni prima era in diretta dal confine israelo-libanese con un giubbotto antiproiettile, oggi commenta scherzosamente per noi la diretta dagli aeroporti pugliesi, dove stanno arrivando uno dopo l’altro i leader mondiali. I colleghi notano con sollievo che questa volta Biden è sceso dall’aereo senza problemi.
Una giornalista della Rai condivide la sua opinione:
“Questo G7 è particolare. Gli organizzatori hanno introdotto misure di sicurezza molto rigide, mai adottate prima. Il programma cambia continuamente e ci sono tantissimi controlli”.
“Probabilmente perché al vertice partecipano tante persone VIP?”.
“Non si tratta dell’importanza dei partecipanti. È solo che la leader [Giorgia Meloni] vuole dimostrare di avere il controllo su tutto”.
“Vuole dimostrare di essere una vera leader?”.
“Sì. Sta puntando in alto”.
Meloni ha detto qualche tempo fa che vorrebbe diventare capo della Commissione europea.
La stessa giornalista ha rivolto alcune domande a noi.
“Tante vittime, tante vittime. Sapete quando finirà tutto questo?”, ha chiesto.
Gli italiani prendono molto a cuore ciò che sta accadendo tra la Russia e l’Ucraina, e Vladimir Putin forse aveva ragione quando diceva che l’Italia non ha un briciolo di russofobia.
“Qui potete essere completamente tranquilli. Non abbiamo assolutamente alcun pregiudizio”, ci hanno assicurato dalla sede stampa della Rai, offrendoci un delizioso caffè.
L’atteggiamento caloroso si percepisce ovunque, soprattutto perché i partecipanti italiani, nonostante la confusione creata dagli organizzatori, hanno cercato di mostrare il loro lato migliore, senza perdere la loro tradizionale ospitalità e cordialità. Tuttavia, alcune delegazioni sono rimaste deluse.
“Questo non è il livello del G7”, ha ribadito a noi la giornalista Ian di San Diego. “Qui pochi parlano inglese e il livello di lavoro e di trattamento dei giornalisti lascia molto a desiderare”.
Altrettanto severi sono i rappresentanti della stampa tedesca che bisticciano con gli organizzatori italiani. Come nella vita: i tedeschi sono sempre insoddisfatti di qualcosa.
A casa di Meloni
Qualche ora dopo ci spostiamo a Borgo Egnazia, con degli elicotteri militari e camionette con poliziotti lungo la strada e cecchini sparsi sui tetti delle case. Giorgia Meloni accoglie i suoi ospiti con un sorriso. È sicura di sé, rilassata e molto calma. Evidentemente ha tratto beneficio dai pochi giorni trascorsi nel resort in vista del vertice. Subito dopo la tesa notte elettorale tra domenica e lunedì, la Meloni, senza passare dal palazzo del governo, è volata con la piccola Ginevra in elicottero in Puglia, dove, secondo i media locali, si è dedicata “a qualche ora di relax”. I risultati delle elezioni del Parlamento europeo sono stati più che soddisfacenti per la Meloni e per Fratelli d’Italia: il partito di governo ha ottenuto ancora una volta la maggioranza dei consensi, a differenza del presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz, a cui gli elettori hanno causato seri problemi.
La Meloni saluta gli ospiti in arrivo, facendo di tanto in tanto commenti per spezzare la tensione. Nelle pause Giorgia scatta selfie, scherza con la stampa e in generale si comporta da padrona di casa.
Meloni saluta Emmanuel Macron in modo piuttosto freddo, ricevendo in cambio lo stesso freddo sorriso dal francese: a quanto pare, le aspre critiche del vicepremier italiano Matteo Salvini e le gravi divergenze sulla politica estera e sui migranti hanno inciso sui rapporti tra i due leader. Il primo ministro italiano incontra Olaf Scholz abbastanza affabilmente, ma il presidente americano Joe Biden Giorgia lo accoglie come un parente anziano molto stretto, dicendogli con cura dove andare. Si prende costantemente cura di Biden in modo che il presidente americano non si perda accidentalmente. Per una foto collettiva, i presenti si allineano con sorrisi un po’ forzati.
La tensione si è in parte stemperata in serata, quando, dopo la tavola rotonda e la sessione sull’Ucraina, oltre a una serie di incontri bilaterali, i capi di Stato si sono recati al campo da golf per ammirare i paracadutisti militari italiani, che hanno inscenato uno spettacolo per i protagonisti e i giornalisti presenti all’evento con le bandiere degli Stati del G7 sventolanti. Meloni, che scherzava incessantemente, ha spiegato a Ursula von der Leyen quale auto d’epoca italiana li avesse portati qui, e il Primo Ministro britannico Rishi Sunak, che ogni tanto faceva ridere tutti, è riuscito finalmente ad alleggerire l’atmosfera.
Al termine dello show, Giorgia Meloni ha deciso di tenere una piccola conferenza stampa fuori programma, annunciando, come previsto dai giornalisti svizzeri e libanesi, che i leader del G7 avevano deciso di fornire all’Ucraina 50 miliardi di euro di aiuti confiscando gli interessi dei beni russi congelati. Meloni ha elencato brevemente i temi sollevati durante l’incontro di giovedì, tra cui la cooperazione con i Paesi africani, la necessità di attuare il principio “due Stati, due popoli” per quanto riguarda Israele e Palestina e la concettualizzazione di accordi sui punti di discussione e le conclusioni finali del vertice. Poi, rapidamente e senza voltarsi indietro, come le piace fare, Giorgia è salita su un’auto retrò e se n’è andata.
Nel Media Centre della Fiera di Levante, una giovane e stanca donna delle pulizie raccoglie abitualmente dal tavolo bottiglie d’acqua, buste con le friselle pugliesi, penne e quaderni con il logo del G7 e li spazza via tutti in un grande sacco.
“Quanti altri souvenir raccoglierò entro la fine di domani? Avrò un’intera collezione”, dice sorridendo guardando i giornalisti che lasciano il centro.
(14 giugno 2024)