Minima Cardiniana 475/3

Domenica 7 luglio 2024, Beato Benedetto XI

TRA DESTRA E SINISTRA
di Luigi G. de Anna
Il pateracchio tra destra occidental-liberista e sinistra radical-borghese contro la speranza di una franca, fraterna, leale alleanza tra destra sociale e sinistra socialista

Visto da quaggiù, dal Sud-est asiatico, il panorama politico europeo appare come un teatro dell’assurdo.
C’è una cosa nella politica italiana come in quella europea che mi sembra fuori dalla logica dei tempi: la contrapposizione tra destra e sinistra (con “destra” e “sinistra” mi riferisco alle entità rappresentate nei parlamenti nazionali). Una contrapposizione prettamente occidentale (anche se negli Stati Uniti non si usano così marcatamente i termini “right” e “left”, sostituiti da “conservative” e “liberal”). In Asia il dibattito politico non verte su questa categoria di giudizio; le contrapposizioni elettorali si basano principalmente sulla qualità della gestione del potere, sulla lotta alla corruzione e alla povertà e sui rapporti internazionali, dove i blocchi contrapposti non sono caratterizzati da una ideologia specifica come in Occidente, ma da interessi geopolitici, anche se gli Stati Uniti intervengono cercando di creare una giustificazione alla loro presenza imperialista, basata sul concetto di “libertà” vs “autoritarismo”, rispolverando vecchi temi propagandistici che risalgono agli anni Sessanta.
In casa nostra il dibattito politico verte dunque sullo scontro, che si vuol far passare per epocale, tra destra e sinistra.
La Meloni e la Le Pen continuano a ribattere che bisogna sconfiggere la sinistra e molti le votano per questo. La lotta al predominio della sinistra si estende dalle elezioni dei parlamenti nazionali, a quelle del parlamento dell’Unione europea, dove si creano artificiose alleanze tra blocchi che stanno insieme per pura esigenza di potere. L’UE non è la somma di differenti ideologie, ma un’accozzaglia di differenti interessi.
Potremmo aggiungere che quello che realmente manca in Europa è una presenza di partiti radicati uniformemente nei differenti Paesi, sotto lo stesso nome e sotto lo stesso programma politico. Questo donerebbe chiarezza alla realtà politica di oggi. L’aggregazione dovrebbe nascere prima delle elezioni europee, e non dopo.
La Meloni e la Le Pen affermano che si tratta di costituire un blocco europeo di destra opposto a quello di sinistra. Niente inciuci, ha affermato solennemente il primo ministro italiano. Il che vuol dire che quello che è di destra è di destra, e quello che è di sinistra è di sinistra, niente commistioni. Il risultato è stato che, sulla base di questa semplice discriminante, la destra europea viene emarginata nel complesso (o semplice?) gioco di potere che regola le poltrone ai vertici dell’Unione.
La Meloni, che il Secolo d’Italia incensava giornalmente come il politico che aveva “fatto grande l’Italia” riportandola sulla scena internazionale con autorevolezza, a Bruxelles viene messa senza tanti complimenti alla porta del potere. Quella Meloni che avevamo visto giuliva aggirarsi ai summit tra i potenti dell’Occidente, quella Meloni che abbracciava Biden e Zelensky e, magari, arrivava perfino ad abbracciare uno Stoltenberg, ora resta in anticamera, anzi, in portineria. A che cosa è servita la servile acquiescenza alle esigenze NATO e UE in Ucraina? a che cosa è servita la mancata condanna dell’aggressione di Israele a Gaza e in Palestina? o l’immediata sospensione, voluta dagli USA, dei finanziamenti all’UNRWA, o il mancato riconoscimento dello Stato palestinese? La destra si presta al gioco che regola la politica in Occidente, ma viene comunque lasciata da parte quando si deve spartire il potere, che resta nelle mani di un ibrido blocco liberal-socialista di provata fedeltà atlantica.
Ma in che cosa sostanzialmente destra e sinistra divergono? Quali sono le ideologie che professano? Una volta la semplificazione era semplice: da una parte stava il fascismo e poi dopo il ’45 l’anticomunismo e dall’altra il bolscevismo, poi il comunismo sovietico. La distinzione era netta e chiara e noi stessi ci eravamo da giovani uniformati.
Ma oggi quello spartiacque non esiste più: la destra non ha una ideologia propria di riferimento, ma solo temi contingenti (come quello dell’immigrazione) mentre la sinistra si differenzia per alcune impostazioni libertarie (il favore per il fenomeno LGTB) e si connota nel suo complesso come un “partito radicale di massa” il cui elemento culturale di spicco è un malinconico, squallido individualismo edonista, progressista e consumistico. Nulla di degno della grande tradizione socialista: la gloriosa bandiera rossa sostituita dalla “bandiera rosa” radical-chic della signorina Schlein.
Nella sostanza politica, in ultima analisi, questa destra e questa sinistra si equivalgono, e questo è particolarmente vero nella politica economica e sociale. Non è continuata la vecchia contrapposizione tra quella che una volta era la politica statalista e quella liberista, oggi tutti applicano il liberismo come formulato dalla UE e dalle banche che ne sono il braccio economico. Non si parla più di nazionalizzazioni o di proletariato sfruttato, il villaggio globale non ha distinzioni di classe.
L’unico tema che potrebbe/dovrebbe dividere la destra dalla sinistra è la politica estera, che verte su tre temi principali: a) la fedeltà atlantica b) il sostegno all’Ucraina c) la sostanziale difesa di Israele.
Qui destra e sinistra (con l’eccezione di alcune frange estreme dei due schieramenti) si comportano allo stesso modo; sono ambedue strenuamente atlantiste. La NATO resta la fondamentale realtà militare dell’Occidente, e non solo per necessità strategiche, ma per comune e accettata identità di sentimenti. Gli USA, padri padroni della NATO, vengono identificati con i valori di libertà e di democrazia che difendono contro l’aggressione totalitarista dell’Est. Basterebbe però conoscere un po’ meglio la storia del coinvolgimento statunitense in Asia, in Africa e nell’America latina con i suoi interventi militari, con i suoi colpi di stato, con i suoi assassinii politici, con la sua corruzione, con le invasioni e le guerre portate nei quattro angoli del mondo per restare scettici su questa vocazione e su questa missione degli Stati Uniti. Qui però la Meloni non fa altro che seguire una tradizione che effettivamente era di una buona parte della vecchia destra, anche di quella missina. La tentazione atlantista e americana è genuina in quella destra che nostalgica non lo era affatto, visto che la “nostalgia” avrebbe significato una ben diversa valutazione del ruolo americano nel mondo.
Per quanto riguarda l’Ucraina, tra Scholz e la Meloni, per fare due esempi che però sono validi per tutti i Paesi UE con la sola eccezione dell’Ungheria, non esiste alcuna sostanziale differenza. Germania e Italia, fedeli alla volontà statunitense, mandano armi, approvano le sanzioni contro la Russia e le rapine sui suoi soldi. Conducono, da bravi uscieri della politica mondiale, una accanita offensiva voluta da Biden e dai suoi fedeli alleati baltici contro una parte sostanziale dell’Europa, la Russia, offensiva in cui primeggia anche Macron cha sta a metà tra destra e sinistra, scimmiottando quello che una volta era il ruolo di de Gaulle.
Destra e sinistra sono ambedue sostanzialmente filo-israeliane, con qualche eccezione, rappresentata dalla Spagna socialista e poco più. Semplificando: la destra non fa mancare il suo appoggio a Israele e lo stesso fa la sinistra (parlo sempre della sinistra al potere o che ad esso aspira tramite le elezioni). La Meloni e Scholz non perdono occasione di riaffermare la loro “ironclad” amicizia con Israele. Mentre nel caso della Germania questa affonda nell’oscuro complesso di colpa dei tedeschi, nella destra italiana ha lontane radici nell’esaltazione dell’“unica democrazia del Medio Oriente” che ha “reso verde il deserto”. Israele dunque visto come Paese modello di libertà, minacciato dall’orda islamica. Ma molto agisce nella destra la reazione all’immigrazione incontrollata, identificata soprattutto con quella nordafricana e medio-orientale, che porta a solidarizzare con un Paese nemico del mondo arabo e islamico.
La Le Pen non si discosta da questa sostanziale fedeltà alla servitù filo USA e Israele. Anche lei ha qualcosa da farsi perdonare, nello specifico di avere un padre che criticò la narrativa olocaustica e chissà, anche per avere avuto un DNA politico che risaliva a Vichy.
Il fascismo è il vero fantasma che si aggira per l’Europa, che ha preso il posto di quel povero fantasma intravisto da Karl Marx, risucchiato dai Ghostbusters proliferati dopo la caduta del Muro di Berlino. Il fascismo ossessiona la politica italiana (come abbiamo visto nel caso dei ragazzotti romani, accusati di nefandezze antisemite) come quella francese, dove una candidata viene dimessa per via di un berretto della Luftwaffe e altrettanto viene fatto con un deputato di AFD che afferma una cosa del tutto ovvia quando si tratta di storia militare, e cioè che non tutte le Waffen SS furono dei criminali (ho conosciuto ex SS finlandesi che erano ottime e stimate persone).
In conclusione: appoggiare la Meloni o la Le Pen perché di destra non ha senso, al massimo le si può votare per spregio alla Schlein o a Macron o agli antifascisti, ma in questo caso non è un voto “fascista”, visto che Meloni e Le Pen sdegnatamente si tengono lontane dal fascismo, che però viene usato, in versione “anti”, dalla sinistra in una assurda rievocazione di un qualcosa che esiste solo nella loro fantasia malata, alimentata dal sionismo, la vera, grande malattia del nostro tempo, che non è affatto l’emanazione di un ebraismo che merita, in quanto religione e cultura, tanto di rispetto, ma di un imperialismo voluto in Gran Bretagna e Stati Uniti.
Manca in Europa la terza via, quella che avevamo proclamato con Giovane Europa, il movimento fondato da Jean Thiriart, vissuto per pochi lustri negli anni Sessanta e defunto non per sua debolezza ma perché diceva cose troppo avanti nel tempo.
Giovane Europa non rappresentava solo il superamento della dicotomia “Washington/Mosca”, ma anche di quella della “destra/sinistra”. Giovane Europa era, secondo una definizione che coniammo a Firenze, “al di là della destra e della sinistra”; non condivideva né l’atlantismo né l’aspirazione al dominio sovietico.
Oggi qualcosa si muove: sono i BRICS, sono quei Paesi dell’Africa che hanno avuto il coraggio di cacciare la Francia, i suoi affaristi e il suo franco, è quel mondo alternativo, lontano politicamente e culturalmente dall’Occidente americanizzato, che tanti anni fa il Comandante Ernesto Che Guevara de la Serna aveva già cercato di proporre. È la limatura della migliore destra e della migliore sinistra che oggi vorremmo, per citare Pierre Drieu la Rochelle, che si aggregasse in Europa.
A Firenze affermammo in quei lontani anni: “nulla ci appartiene nell’Europa di oggi tutto ci apparterrà nell’Europa di domani”. Siamo rimasti degli inguaribili sognatori.