Minima Cardiniana 476/3

Domenica 14 luglio 2024, San Camillo de Lellis

LE ELEZIONI IN GRAN BRETAGNA
I LABURISTI TORNANO A WESTMINSTER
di Anna Tsyba
I laburisti hanno ripreso il controllo della Gran Bretagna. Dopo 14 anni di governo ininterrotto, i Tories hanno perso definitivamente la fiducia dei loro elettori. E il Partito Laburista ha vinto la stragrande maggioranza dei seggi in parlamento. Secondo i risultati delle votazioni, i laburisti avranno 412 seggi, 121 i conservatori di Rishi Sunak e 72 i Liberal Democratici. La storica vittoria laburista ha portato Keir Starmer alla carica di Primo Ministro.

In Gran Bretagna, a differenza della Francia, non si sprecano soldi per quello che gli inglesi considerano un inutile secondo turno elettorale. L’elezione del primo ministro avviene secondo il sistema First Past the Post: per vincere è sufficiente ottenere più voti di tutti i contendenti singolarmente.
Il sistema, che risale a 140 anni fa, è controverso, ma consente agli elettori di risparmiare denaro permettendo ai candidati di 650 circoscrizioni uninominali di conquistare uno dei seggi della Camera dei Comuni al primo tentativo: è sufficiente che un candidato ottenga più voti del suo rivale. E dopo che i candidati dei partiti hanno ottenuto un vantaggio elettorale, il partito che vince le elezioni nomina un primo ministro per formare il nuovo governo britannico.

Working class hero is something to be
Questo è esattamente quello che è successo al leader del Partito Laburista, l’avvocato 61enne Keir Starmer, che ha vinto il Parlamento britannico con i suoi compagni del partito e ha ottenuto una vittoria schiacciante nelle recenti elezioni regionali e cittadine. Non si tratta nemmeno del programma o delle risposte che il Labour offre a una comunità britannica in evoluzione: gli inglesi sono stanchi dei fallimenti economici, sociali e di politica estera che sono diventati particolarmente importanti dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Non avendo né carisma né capacità di leadership come i suoi concorrenti e predecessori, Keir Starmer ha dovuto promettere agli elettori un cambiamento e la fine di una serie nera di fallimenti per vincere. Dopo quattro anni di modernizzazione del Partito Laburista e il suo adattamento alle richieste di una parte moderata dell’elettorato, è riuscito a riconquistare la fiducia perduta dell’organizzazione politica.
Starmer è il primo leader del partito britannico proveniente dalla classe operaia, dopo Margaret Thatcher: dopo trent’anni come avvocato e nove anni in politica, ha finalmente raggiunto le massime vette del partito.

Manca un ombrello?
Le promesse del partito di Keir Starmer di “riprendere il controllo” della situazione nel Paese coincidono con gli slogan del popolo britannico che ha votato in massa a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Con lo stesso slogan, i laburisti intendono, se non rientrare in Europa, almeno migliorare le relazioni con Bruxelles, deterioratesi negli anni di governo conservatore. Dopo i rimpasti di governo e gli scandali, i britannici cercano la stabilità e la sicurezza di cui sono stati privati durante i 14 anni di governo conservatore. In questo contesto, hanno giocato un ruolo importante i fallimenti d’immagine del Primo Ministro Rishi Sunak, il cui rating personale, secondo i sondaggi Ipsos, è sceso ai minimi storici nelle ultime settimane di mandato.
Anche l’annuncio delle imminenti elezioni è apparso ridicolo: Sunak era inzuppato di pioggia, avendo deciso di rinunciare al consueto ombrello in una situazione del genere, e al momento del discorso i suoi oppositori hanno acceso la musica ad alto volume, affossando le parole del primo ministro.

Il programma
Il programma laburista ha avuto un ruolo non secondario nel determinare la sua vittoria. Era il più chiaro e semplice possibile e rispondeva al meglio alle esigenze e alle speranze dell’elettorato britannico. In risposta agli avvertimenti dei conservatori, secondo i quali i laburisti avrebbero aumentato la pressione fiscale, il partito di Starmer ha promesso modesti tagli alle tasse, laddove necessario, e un’ulteriore tassazione dei profitti aziendali in eccesso.
In un recente incontro del partito con gli elettori, Starmer ha delineato sei punti chiave su cui il Labour intende costruire il suo piano strategico per il Paese. Ha promesso al popolo britannico “stabilità economica” e una pianificazione più razionale della spesa pubblica, l’aumento del numero di servizi medici forniti dallo Stato, la creazione della Great British Energy – la società statale per l’energia pulita – e di un’unità speciale per proteggere i confini dello Stato dagli immigrati clandestini, l’aumento del numero di agenti di polizia e l’introduzione di nuove sanzioni per i trasgressori, l’assunzione di 6.500 insegnanti, pagati con l’abolizione delle agevolazioni fiscali per le scuole pubbliche.
“Non sto dando false speranze, ma cose ordinarie di tutti i giorni: la possibilità di comprare una casa e mettere su famiglia, un sistema sanitario ben funzionante, sicurezza e istruzione per tutti”, ha commentato il leader laburista in un’intervista a la Repubblica.

Niente di nuovo sul fronte orientale
Non sono previsti cambiamenti in politica estera per quanto riguarda la posizione del Regno Unito sul conflitto russo-ucraino: secondo l’ormai ex segretario agli Esteri del governo ombra del Labour David Lammy e il suo omologo, l’ex segretario alla Difesa del governo ombra John Healey, “non ci sarà alcun cambiamento nel sostegno militare, diplomatico, finanziario e politico all’Ucraina”, e il Regno Unito “sarà al fianco dell’Ucraina fino alla sua vittoria finale”.
In questo contesto, la proposta dei laburisti britannici di un patto di sicurezza con l’Unione Europea e il ricordo che i laburisti hanno aumentato la spesa militare al 2,5% del PIL nel 2010 hanno particolarmente senso. È probabile che il Partito Laburista, nel tentativo di consolidare il suo successo, affronterà le questioni popolari della sicurezza esterna e interna, soprattutto perché il problema della minaccia terroristica nel Paese non è scomparso.
Probabilmente non dovremo aspettare che le relazioni tra Russia e Regno Unito si deteriorino: non possono peggiorare più di quanto non lo siano già. Starmer, nella migliore tradizione britannica in stile Winston Churchill, mette in guardia dall’essere “morbido” con Vladimir Putin e definisce la Russia una minaccia “reale e persistente” per l’Europa. La posizione della nuova leadership britannica è molto chiara, resta da vedere se ci sarà spazio per la diplomazia e per un dialogo ragionevole.