Minima Cardiniana 477/2

Domenica 21 luglio 2024, San Lorenzo da Brindisi

LA REALTÀ E LA PROPAGANDA
UNA LETTERA DI FRANCO CARDINI AL SETTIMANALE “TOSCANAOGGI”
(inviata il 15 luglio 2024)

Caro Direttore,
ho letto con crescente disagio, e alla fine con autentica repulsione, l’“editoriale” che hai scelto di pubblicare in apertura di “Toscana Oggi” del 14 luglio u.s.
Non entro nel merito delle competenze dell’Autore del “pezzo”, che a giudicare dall’àmbito dei suoi interessi e dalla sua produzione bibliografica non mi sembra per nulla idoneo e del tutto disadatto a trattare un tema come quello che ha affrontato: rispetto comunque la tua scelta.
Mi disturba tuttavia il fatto che in una situazione politica italiana e internazionale come la presente – segnata dalla crescente irresponsabilità della NATO e del “blocco occidentale”, guidati da un senescente, sia nel far di tutto per allargare il conflitto russo-ucraino sia nell’incapacità di fermare il massacro in Palestina e di sedare l’incipiente conflitto israelo-libanese – si decida di stornare l’attenzione dell’opinione pubblica sfruttando ancora a fini propagandistici e demagogici lo scandalo mediaticamente provocato del cosiddetto “pericolo antifascista”, irrilevante nel contesto di quanto ci sta accadendo attorno.
Il servizio di Fanpage, pretesto per l’avvìo dell’articolo, fu già diffuso in TV nel 2021 alla vigilia della prevista ascesa di Giorgia Meloni alla presidenza del consiglio dei ministri, e già ne furono rilevati i gravi difetti: scorrettezza nei modi usati nel raccogliere, nel selezionare e nel “montare” le testimonianze presentandole al pubblico; impossibilità di verifica del materiale, della sua qualità, della sua provenienza; falsa obiettività e sostanziale tendenziosità nei testi orali e nelle didascalie; totale assenza di senso critico palesata dalla mancanza, da parte degli intervistatori, di qualunque tentativo di sollecitare approfondimenti alle risposte degli interessati quando esse apparivano (quasi sempre) incerte, superficiali e fornite in evidente stato emozionalmente disordinato. Tant’è che l’ormai “famoso” scoop sulla “Lobby Nera” – il primo, risalente al 2021 –, quello che indagava sulla “destra neofascista” e i suoi presunti legami con i “partiti di destra”, un gruppo capitanato da Roberto Jonghi Lavarini e nel quale era coinvolto, secondo Fanpage, l’eurodeputato Carlo Fidanza che avrebbe raccolto soldi in nero per la campagna elettorale, si è concluso con un nulla di fatto e con l’archiviazione da parte della Procura di Milano. Come docente, come ex consigliere di amministrazione della RAI e come pubblicista posso responsabilmente affermare che non è così che si conduce un’inchiesta; e tanto più sleale è apparso il suo remaking in coincidenza con l’affermazione del partito di Giorgia Meloni nell’ultima competizione elettorale.
Conosco l’ambiente “neofascista”: ne ho fatto responsabilmente parte dal 1953 al 1965 (sono nato nel 1940) giungendo fino alla Direzione Giovanile del MSI nel quale mantenni tuttavia una posizione speciale: non ho nessuna inclinazione per il nazionalismo e non mi sono mai reso responsabile di azioni violente. Pur avendo con decisione voltato pagina da allora – dalla metà degli Anni Sessanta mi sono dichiarato con decisione cattolico, socialista ed europeista – ho mantenuto con alcuni giovani di allora, oggi ottimi cittadini e stimati professionisti o lavoratori, stretti rapporti di amicizia dei quali vado orgoglioso. La caricaturale riduzione della problematica sottostante a chi tutt’oggi, specie se giovane, si sente “neofascista” mi offende e mi disgusta: al di là delle parole e dei gesti apologetici o degli atti di violenza (se e quando gli uni e gli altri ci sono), quell’ambiente ha contribuito con serietà al crescere del dibattito politico per mezzo d’interventi, di libri e di riviste anche di alta qualità. Ricordo un caso per tutti: il mensile “Diorama letterario”, da anni edito in totale autonomia (e senza ricevere un soldo da nessuno) dal gruppo raccolto attorno all’amico e collega Marco Tarchi, dove senz’ombra di nostalgie neofasciste (e respingendo con deciso sdegno l’appellativo di “destra”) si lavora alle nuove sintesi ispirate da personaggi come Noam Chomsky, Alain de Benoist, Massimo Cacciari, Giacomo Maramao ed altri. Ridicolo pertanto, da parte dell’articolista, il tracciare un surreale parallelo tra i “Campi Hobbit” e “Atreju”: chi scrive cose del genere non sa di che cosa sta parlando. Come quando parla dell’antifascismo non solo come effetto, ma anche come “causa” (sic) della crisi sociale in atto. Se l’antifascismo, che ha avuto otto decenni a disposizione per estirpare con il buon governo e la buona ragione (disponendo liberamente di un grandissimo apparato mediatico) la malapianta neofascista, non vi è riuscito, la colpa è solo sua; perché non è stato abbastanza efficace, abbastanza intelligente, abbastanza onesto.
La diffusione del neofascismo è in parte se si vuole una malattia endemica: ma soprattutto un riflesso del disagio dei giorni nostri e del fallimento della società dei consumi, dell’egemonia americana e del “pensiero unico”. I giovani neofascisti non vanno trattati come ripugnanti cavie da laboratorio: bisogna andare al di là dei loro gesti inconsulti e dei loro rozzi schemi ideologici e cogliere il nucleo delle loro aspirazioni e delle loro magari inespresse prospettive. Ma il tuo giornale, con l’autentico Fiasco dell’editoriale del 14 luglio, è sceso al livello della delazione inquisitoriale (con tutto il rispetto per la Santa Inquisizione) e dell’incitamento al linciaggio morale. In questo modo non si servono né la Verità, né la Carità, né la Giustizia.
Con immutato affetto,
Franco Cardini