Domenica 21 luglio 2024, San Lorenzo da Brindisi
GLI STATI UNITI D’AMERICA: IN CHE STATO…
TUTTE LE STRADE PORTANO A TRUMP
di Anna Tsyba
Donald Trump si è trovato al centro dell’attenzione mondiale. L’attentato all’ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alla presidenza è stato il culmine di un dramma politico che si è consumato negli ultimi mesi. In una corsa presidenziale che ha evidenziato la crisi del Partito Democratico e i fallimenti della macchina del Deep State, è emersa una coalizione europea di destra guidata da Viktor Orbán, che si concentra quasi esclusivamente sulla soluzione dei problemi nazionali. I politici europei hanno iniziato a mostrare segnali interessanti che indicano un cambiamento di vento non solo nell’UE, ma anche oltreoceano.
Il trionfale tour di pace del Presidente ungherese Viktor Orbán si è simbolicamente concluso con la visita a Donald Trump in Florida, uno Stato “indicatore” che spesso determina l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il punto chiave della visita non è stato solo il sostegno espresso dal presidente ungherese a Trump, ma la fiducia di entrambi in una rapida risoluzione del conflitto Russia-Ucraina se Trump tornerà al potere.
“La buona notizia del giorno: lui risolverà questo problema”, ha scritto Orbán sul social network X.
Sono trapelate delle voci che il piano di pace di Viktor Orbán dopo la visita a Trump sia stato inviato a tutti i Paesi dell’Unione Europea e sia stato ricevuto anche da Mosca, Kiev, Washington, Londra e Pechino.
I punti principali del piano si concentrano su un immediato cessate fuoco senza alcuna precondizione, lo scambio reciproco di tutti i prigionieri di guerra e la creazione di una speciale zona cuscinetto.
Dopo Orbán, anche Matteo Salvini, leader della Lega Nord e compagno di squadra di Orbán nell’alleanza dei Patrioti d’Europa, ha espresso il suo sostegno e il desiderio di visitare Trump nel prossimo futuro. L’alleanza di destra, che comprenderà anche il Rassemblement National di Marine Le Pen – ad oggi uno dei più popolari partiti in Francia – promette di diventare la terza forza politica dell’UE. Non a caso, i funzionari europei hanno definito la futura alleanza “una minaccia per l’esistenza dell’Unione europea”.
Salvini ha già condannato l’attentato a Trump, incolpando il Partito Democratico e i mass media per quanto accaduto: “Se si passa il tempo a descrivere Trump come un mostro da abbattere a tutti i costi, come avvenuto per decenni anche contro Berlusconi, puoi trovare la testa calda che passa dalle parole ai fatti”.
La leader della destra francese Marine Le Pen ha condiviso la stessa posizione. Secondo lei, la ragione è da ricercarsi nell’intolleranza della sinistra e, rispettivamente, dei democratici nei confronti di Trump, espressa in forma piuttosto categorica, e la demonizzazione dell’ex presidente agli occhi degli americani.
Robert Fico, anche lui recentemente sopravvissuto a un attentato, ha condannato tutta l’atmosfera di odio e intolleranza con la quale i democratici e i mass media hanno circondato Trump nelle ultime settimane: “Lo scenario dell’attentato è molto simile. Gli avversari politici di Trump cercano di fermarlo e, quando falliscono, iniziano a istigare il pubblico fino a quando qualche povero idiota prende una pistola”.
Fico si è ripetutamente espresso contro il sostegno militare all’Ucraina. Come il suo collega ungherese, insiste sulla necessità di una risoluzione pacifica del conflitto russo-ucraino. A sua volta, Viktor Orbán ha reciprocamente sostenuto Fico al vertice di NATO di Washington, dichiarando il rifiuto di annettere l’Ucraina alla NATO e di fornire a Kiev qualsiasi supporto militare.
Disaccordo interno al partito o segnale di un grande cambiamento?
In vista del 75° vertice della NATO a Washington, il vice primo ministro italiano Matteo Salvini ha inaspettatamente rilasciato una serie di dichiarazioni di alto profilo sulla necessità di interrompere l’invio di armi all’Ucraina.
“Più armi si inviano, più la guerra va avanti”, ha detto Salvini, andando apertamente contro il presidente del Consiglio di Ministri Giorgia Meloni.
Meloni ha dovuto addirittura rilasciare una dichiarazione ufficiale al vertice, in cui non solo non ha appoggiato le parole del suo collega della coalizione di governo, ma ha anche ricordato che il governo italiano ha sempre mostrato unità in materia di sostegno militare all’Ucraina e non intende arretrare dai suoi principi di politica estera.
Il governo italiano si è sempre “concentrato sui sistemi di difesa antiaerea, che è il modo migliore per difendere una nazione aggredita. Lo dico anche a chi, da varie parti, sostiene che se si continuano a inviare armi all’Ucraina si alimenta la guerra”, ha dichiarato Giorgia Meloni, alludendo alle dichiarazioni dei suoi colleghi di coalizione della Lega. La risposta non si è fatta attendere.
“Quali sarebbero le armi difensive inviate all’Ucraina? I missili sono armi difensive? Io sono contrario all’invio di ogni tipo di arma perché, dal mio punto di vista, un missile non è un’arma difensiva”, ha dichiarato Andrea Crippa, vicesegretario della Lega.
“Dare l’opportunità all’Ucraina di difendersi non significa non volere la pace”, ha replicato a sua volta il ministro della Difesa Guido Crosetto in un’intervista al Corriere della Sera.
Così le controversie all’interno del governo italiano continuano ancora oggi, minacciando di trasformarsi in una seria spaccatura nelle file degli alleati.
I più moderati della destra italiana – il nucleo della coalizione di centro-destra Forza Italia – stanno gradualmente rivedendo il loro credo politico. L’altro giorno Marina Berlusconi, figlia del leggendario politico italiano Silvio Berlusconi, ha dichiarato che il ministro degli Esteri del Paese e vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Antonio Tajani, si è “piegato troppo alla Meloni”. Tutti conoscono la posizione moderata che il ministro Tajani ha assunto in questo conflitto, ribadendo il sostegno all’Ucraina ma respingendo qualsiasi idea di inviare truppe italiane in Ucraina. Allo stesso tempo, è chiaro che la prassi del governo italiano di inviare armi all’Ucraina rischia di costare all’Italia nuove spese e problemi a scapito dei propri interessi nazionali. Per questo motivo, qualsiasi nuovo impegno sulle forniture delle armi in Ucraina è sempre un oggetto di discussioni sia dalla parte dei politici, sia dalla parte dei cittadini.
Un cambiamento di rotta
Alcuni osservatori hanno notato che le recenti dichiarazioni della Lega Nord e di Marina Berlusconi, che è lontana dalla politica, non sembrano i soliti battibecchi politici interni tra gli alleati, ma tendono di diventare una vera spaccatura tra le forze di maggioranza. Tanto più che la Lega sente l’ampio sostegno di francesi, ungheresi, spagnoli e altri sostenitori dei “Patrioti d’Europa”, che stanno formando una nuova linea ucraina dell’Unione Europea, volta al dialogo con la Russia e a una rapida fine della guerra.
Si ritiene che Orbán, Salvini e Le Pen abbiano alle spalle gli interessi non solo della comunità politica di destra e in parte di estrema sinistra dei cosiddetti “patrioti”, ma anche dei vari gruppi industriali e commerciali orientati alla difesa degli interessi nazionali e al mantenimento della produzione interna, sempre meno interessati a continuare le guerre che danneggiano sia il business sia lo Stato in generale.
Diplomazia, rapporti commerciali reciprocamente vantaggiosi e uno switch verso la soluzione dei problemi interni – senza tenere conto dei dettami imposti dall’alto da Bruxelles – sono i tre pilastri sui quali le nuove forze dell’Unione Europea potrebbero appoggiare il loro programma politico. Trump, appena sopravvissuto a un attentato, è attualmente l’alleato più promettente e forte che potrebbe sostenere queste forze. Ecco il perché delle visite di Orbán e dei suoi alleati nell’America repubblicana.