Minima Cardiniana 479/4

EDITORIALE
Dopo la sosta estiva, è naturale che un “Editoriale” non sia posto in apertura, bensì dopo una serie di “preamboli” che dovrebbero in qualche modo qualificarlo. Non siamo in una fase di apertura di una nuova fase nella vita politica internazionale, ma semmai di conclusione di un ciclo. Il discorso del 12 u.s. del presidente Putin è chiaro su ciò: e richiama gli USA alle loro gravissime responsabilità mondiali. Se l’ordine statunitense impartito al suo accolito Zelensky di attaccare la Russia sul suo proprio suolo dovesse arrivare, per un qualche motivo (addirittura, paradossalmente, interno agli USA), prima delle elezioni presidenziali di novembre, la situazione diventerebbe gravissima e forse irreparabile; ma anche se il medesimo ordine giungesse dopo, Trump o Harris alla Casa Bianca, il risultato sarebbe lo stesso.
E allora?
Risum teneatis amici. Situazione gravissima, ma non seria. Magari gli USA farebbero quello che hanno fatto tante volte finora (in Vietnam, in Afghanistan, in Iraq…): dopo aver tirato il sasso – e che sasso! – nasconderebbero la mano, si ritirerebbero con o senza fanfare ma lasciandoci magari soli con il cerino acceso fra le dita, a cercar di sbrogliarci da soli una situazione nella quale il Potente Alleato ci ha cacciato a forza. Dice bene, non a caso, la signora Victoria Nuland; “Fuck Europe!”.
Speriamo pertanto di arrivare sia pur duramente provati a novembre: aspettiamo a scoprire chi sarà il nostro nuovo padrone, se Chiomarancio o la Dama di Picche.
Ma intanto, dove va l’Occidente? Mi pare che in campo vi siano due posizioni politico-esegetiche. Da una parte Emmanuel Todd che nel volume edito dalla romana Fazi sulla rovina dell’Occidente (altro che la più cauta “deriva”, come mi sono permesso di avanzare io in un recente libretto laterziano) formula un’ohimè tanto lucida quanto catastrofica visione del futuro; dall’altra Federico Rampini, che nel suo mondadoriano
Grazie, Occidente!, che – Antonio Polito dixit – “prosegue in una preziosa opera pedagogica” assicurandoci che tuttovabenmadamalamarchesa, o meglio tutto continuerà ad andar bene finché l’Occidente proseguirà nel suo itinerario di guida del mondo – ovviamente dietro le bandiere stars and stripes – verso un domani ch’era già ieri e che continua ad essere oggi ed è guidato dalla ragione, dalla giustizia, dalla libertà verso al mèta ultima del conseguimento perfetto del Manifesto Destino Americano, gli interessi del quale coincidono con il benessere dell’intero genere umano. Rampini enumera i meriti e i benefici della nostra civiltà, e ne conclude che possiamo ancora dirci “superiori”. Il benessere è aumentato, la vita media si è allungata, tutti ormai hanno capito che la nostra way of life è la migliore: e se per questo abbiamo dovuto qua e là forzare i termini e obbligare gli altri a seguirci, se abbiamo rubacchiato un po’ e ammazzucchiato qua e là, in fondo era il prezzo da pagare (dovevano pagarlo gli altri, beninteso), e quindi che cosa c’è da lamentarci? Guardate alla pioggia dei benefici rovesciata sul mondo dalla cornucopia del Felice Occidente: lavatrici, preservativi, pillole, progresso d’ogni genere. Oggi, i pastori masai custodiscono le loro greggi manipolando lo smartphone: valeva bene la pena che le lobbies multinazionali rapinassero il mondo e che la predicazione atea e individualista svuotasse le chiese, per raccogliere la messe di questo Domani che sarà sempre Migliore dell’Oggi. Ad maiora. FC