Domenica 15 settembre 2024, B.V. Maria Addolorata
INTERVISTA A FRANCO CARDINI
LE POLEMICHE SU ACCA LARENTIA
di Edoardo Sirignano
“Abbiamo assistito a continue celebrazioni, anche di piccolissimi fatti di cronaca, solo perché le vittime erano di sinistra. Nessuno ha mai gridato allo scandalo. Una certa parte politica, per anni, ha finanziato i ricordi che le convenivano, come, d’altronde, ha sempre fatto chiunque fosse al potere. Il vero problema di questa classe dirigente è che, troppo spesso, ha la memoria corta”. A dirlo lo storico Franco Cardini.
Che idea si è fatto rispetto a tutta questa polemica su Acca Larentia?
Non ha senso, così come ritengo stupido chi sostiene che la Meloni cita Gramsci perché intende fascistizzare il pensiero antifascista. Allo stesso modo, ritengo poco intelligente dire che questo governo vuole balcanizzare la Rai.
Perché?
La verità è che chi è al governo ha sempre dato dei posti, cercando di favorire i propri sostenitori o commessi, anche se peggiori di quelli che venivano espulsi o messi da parte. A dirlo è chi parla, dirigente Rai tra 1994 e 1996, che quindi almeno per quel periodo ha visto e controllato le carte: quindi sa quel che dice.
Tale modus operandi riguarda solo la tv di Stato?
La Democrazia Cristiana preferiva monopolizzare i consigli di amministrazione delle banche e gli enti, mentre le sinistre hanno fatto tale operazioni spesso anche molto intelligenti e raffinate con l’accademia, le cattedre universitarie, i media, la cultura. Questa è la storia del Dopoguerra.
Faccia un esempio…
Per oltre un ventennio chi aveva delle simpatie di destra non poteva lavorare in Rai, né in determinati gruppi editoriali, pur essendo finanziati con i nostri soldi. Ci siamo già dimenticatile polemiche sul Bagaglino? Pur essendo bravi, quei comici furono trattati come una confraternita di ragazzacci. Per quanto personalmente mi riguarda, non mi piace parlare dei fatti miei e non mi va il vittimismo. Ma chi ha voglia di divertirsi, vada in emeroteca e si rilegga le cronache culturali dell’autunno 1981 per sapere come andò la vicenda dell’Assegnazione del “Premio Viareggio saggistica”; oppure la cronaca delle vicende che nel 1996 accompagnarono la nomina del nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi.
Il partito della premier, intanto, passa sempre per quello che intende monopolizzare ogni cosa…
Fratelli d’Italia è un partito figlio di una tradizione che non è mai stata al governo. Non ha avuto, dunque, la possibilità di sviluppare una propria organizzazione culturale. Ha pochi personaggi carismatici, a parte la premier, e pochissime persone davvero preparate sul piano sia politico sia culturale. Il potere è una funzione che sviluppa l’organo: in assenza di potere, gli organi interessati restano affetti da atrofia; questa è una delle ragioni per cui in certi àmbiti le cattedre universitarie occupate da gente di destra sono così poche. Dall’altra parte, invece, c’è un sistema culturale che, per anni, è stato funzionale al sistema e dunque non semplice da scardinare. Non dimentichiamo che la parte politica, oggi contestata, non ha avuto il tempo di formare una propria intelligentia.
Ha senso, intanto, criticare ancora la premier per non essere abbastanza antifascista?
Non ho mai votato Meloni, così come – pur stimandola ed essendo suo amico personale – non sono d’accordo con la sua politica sociale. Non mi convince, ad esempio, il suo liberismo galoppante, né il suo occidentalismo che in realtà è mirato alla stabilità politica del suo governo, ma che è (purtroppo) anche intimamente sentito. Detto ciò, la mia critica resta sul piano politico-economico. Se ci sono, poi, ancora ragazzi neofascisti, dopo ottanta anni di politica antifascista e di possesso di tuti gli strumenti politici, culturali e “di pressione” possibili, qualcuno che non è riuscito a trasmetter loro il proprio antifascismo dovrebbe mettersi la mano sulla coscienza. Pur avendo avuto tutti gli strumenti per dimostrare che il Ventennio è stato un male, non ci è riuscito. E questo non è certo un fallimento della destra.
Oggi in Europa, a causa del conflitto in Medio Oriente, torna a essere di moda l’odio verso gli ebrei. Di chi è la colpa?
L’antisemitismo esiste almeno dal Settecento; e prima di esso c’era un diffuso sentimento antiebraico che non è la stessa cosa, ma certo ha con esso delle affinità. L’antisemitismo vero e proprio, con connotati anche fisiologici, se lo sono inventati personaggi del calibro dei giuristi spagnoli del Quattrocento (la limpieza de sangre), di Lutero e Voltaire. Tirarlo fuori, in questo particolare momento di tensione globale, però, mi sembra ridicolo, anzi infame. Sono d’accordo con chi esprime un giudizio negativo verso Netanyahu. A mio parere, è un assassino: ma è sostenuto da una parte dell’opinione pubblica politica e religiosa del suo paese (contro, sia chiaro, la stragrande maggioranza degli israeliani e anche moltissimi ebrei “della diaspora”). Non si può dire che a Gaza non sta succedendo nulla o che quel che succede rientra nei limiti della tollerabilità: chi lo dice insulta anzitutto i martiri della shoah. Allo stesso modo, però, ritengo sbagliato alimentare un odio come quello che invade l’Europa in questi giorni e che non può prendere ad obiettivo né l’ebraismo, né il popolo d’Israele.
La premier finisce nel mirino anche per politiche che, secondo alcuni, avrebbero come principio il mai tramontato familismo…
Il nepotismo o il cognatismo, a Roma, esistono dai tempi della Santa Romana Chiesa con i suoi papi-zio e cardinal-nipote. Meloni è in parte prigioniera dei suoi collaboratori e sostenitori più prossimi, come accade spesso per i leaders politici. Che poi la “gente di destra” al governo sia meno abile e accorta dei suoi colleghi di sinistra, è poco ma sicuro; sul fatto che sia sempre e comunque peggiore di essa, sospenderei il giudizio e giudicherei caso per caso. A proposito, tra i politici di sinistra, e in particolare dell’area ex comunista, ho personalmente sempre molto stimato Veltroni, che mi sembra uno che si è sempre comportato con correttezza; e anche D’Alema, un politico energico e autorevole che ebbi l’onore di presentare su sua richiesta anni fa. Come con Meloni, non è che approvassi tutte le sue posizioni: ma lo stimavo. A proposito: che cose ne è stato?
(Il Tempo, 27 agosto 2024)
(Sirignano è stato bravissimo e correttissimo: ma era obiettivamente impossibile sistemare in poche colonne di quotidiano un’intervista telefonica durata oltre mezz’ora. Mi sono quindi permesso d’integrare la sua sintesi con poche righe esplicative qua e là) (FC)