Minima Cardiniana 485/2

Domenica 27 ottobre 2024, San Frumezio

IL VERTICE DEI BRICS
LA FINE DELL’ISOLAMENTO RUSSO
di Anna Tsyba
Il mito sull’isolamento della Russia è definitivamente tramontato dopo le molteplici strette di mano di Vladimir Putin con i leader delle maggiori potenze mondiali al vertice dei BRICS tenutosi a Kazan il 22-24 ottobre 2024. L’ultimo giorno dell’evento, a Roma, a migliaia di chilometri di distanza dalla capitale del Tatarstan, esperti italiani e russi hanno discusso dell’idea di multipolarità del mondo, di modelli di sviluppo socio-economico e culturale alternativi, di un nuovo sistema finanziario e della condivisa identità culturale del BRICS
.
L’opinione pubblica occidentale è rimasta particolarmente colpita dalla partecipazione personale all’evento del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Quest’ultimo, che ha “sbadatamente” assaggiato una pagnotta russa all’aeroporto di Kazan, è stato immediatamente inserito nel database dei terroristi ucraini “Mirotvorets”. Erdoğan, leader di uno Stato membro della NATO, ha espresso il desiderio di “cooperare proficuamente” con la Russia e i BRICS, e, visto che il paese ha ricevuto lo status ufficiale di membro-partner, è quasi inevitabile che presto la Turchia diventi membro effettivo dell’organizzazione.
Tuttavia, l’adesione contemporanea di un Paese alla NATO e ai BRICS non è un problema per nessuno dei due blocchi, come hanno recentemente affermato il Segretario generale della NATO Mark Rutte e il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov. Nel febbraio 2024, la Turchia ha abbandonato la sua lunga lista d’attesa per l’adesione all’UE e ha optato per i BRICS.

Le opinioni sui BRICS in Occidente
La percezione pubblica dei BRICS in Europa è contrastante. Le menzioni dell’organizzazione sulla stampa si limitano di solito alla figura del presidente russo circondato da altri alti funzionari e ai conflitti russo-ucraino e palestinese-israeliano discussi al vertice.
I cittadini comuni si concentrano perlopiù su aspetti pratici: come il nuovo sistema di pagamento dei BRICS influenzerà il tasso di cambio del dollaro e dell’euro e cosa fare dei propri risparmi nei conti bancari.
“La stampa ufficiale italiana, purtroppo, dipinge i BRICS come una minaccia. In Europa, l’opinione varia da Paese a Paese: per alcuni è una nuova opportunità, per altri una minaccia con cui fare i conti. Anche i comuni cittadini europei percepiscono i BRICS in modi diversi: ad alcuni non importa nulla, altri la vedono come un fatto positivo, altri ancora guardano a questa unione con apprensione”, spiega a Octagon Giuliano Bifolchi, direttore dell’agenzia SpecialEurasia. “Ma oggi è impossibile non parlare di BRICS. Troppo spesso chiudiamo gli occhi e sfuggiamo alla realtà che è già dietro l’angolo. Sono sia rischi che opportunità allo stesso tempo. E per l’Italia questo è molto importante, soprattutto perché molti membri dei BRICS sono nostri partner diretti”.
Bifolchi nota che nei pochi anni trascorsi dalla creazione dell’associazione, la posizione ufficiale dell’Occidente collettivo nei suoi confronti è passata dalla logica apertamente ostile di un potenziale rivale a quella di un vicino che ha compreso la necessità, se non di una cooperazione, almeno di una coesistenza pacifica con la nuova unione.

Il giusto ordine mondiale e l’identità culturale BRICS
Il rapido sviluppo e il rafforzamento della posizione dei BRICS riscuote un grande interesse in Europa. Giovedì scorso, la Russian House di Roma ha riunito funzionari diplomatici, ricercatori e professori delle università di Roma e Milano, ONG e analisti indipendenti per discutere i risultati del vertice di Kazan.
“In Italia nessuno sa nulla dei BRICS. Sono molto contento di aver potuto partecipare a questa conferenza e anche di aver visto la mostra (‘La Russia e i Paesi BRICS nella dimensione culturale: la nuova arte del nuovo mondo’)”, dice un giovane studioso italo-africano che si occupa delle organizzazioni internazionali.
Dopo la presentazione di Mikhail Rossisky, Ministro Consigliere dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, durante la quale sono stati descritti i principali obiettivi e le iniziative della presidenza russa dei BRICS, e dopo un’attiva discussione, la maggior parte dei partecipanti è giunta alla conclusione che una delle ragioni del successo dell’organizzazione, che da unione commerciale ed economica di quattro Paesi (BRIC) si è trasformata in un potente blocco politico e finanziario, è il crollo del esistente ordine socio-economico mondiale.
I Paesi BRICS rappresentano più di un terzo del PIL mondiale in termini di parità di potere d’acquisto, quasi la metà dei giacimenti petroliferi mondiali, circa un terzo delle riserve mondiali di gas naturale, un terzo della superficie mondiale e poco meno della metà della popolazione mondiale. Queste dimensioni, insieme alla diversità dell’Unione, sono impressionanti e ispirano la cooperazione.
Secondo Elisabetta Basile, professoressa all’Università La Sapienza di Roma, il multipolarismo dei BRICS nasconde molti rischi, come l’inevitabile competizione e le periodiche tensioni nelle relazioni nonostante gli interessi comuni. Tuttavia – ha proseguito – tutte queste tensioni vanno appianate da numerose iniziative socio-culturali, con l’obiettivo finale di creare un’identità culturale unica dei BRICS. Questo rafforza la solidarietà e la cooperazione tanto quanto gli interessi politici ed economici comuni: fornire una risposta unitaria alle sfide esterne e spingere le società civili dei BRICS a modernizzare la propria struttura, verso un senso più sviluppato di etica, tolleranza e inclusione.

“Un mondo dove ogni paese ha il suo peso”
Secondo il professor Claudio Checchi dell’Università La Sapienza, i BRICS sfidano l’attuale ordine mondiale stabilito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Secondo Checchi, la necessità di riformare le Nazioni Unite, annunciata durante il vertice di Kazan, è causata dalla ricerca di un ordine mondiale in cui ogni Paese abbia il proprio peso. Il desiderio di preservare la propria autonomia e identità è rafforzato dall’enorme potenziale del commercio interno tra i Paesi BRICS, dal loro desiderio di sviluppare il settore dell’energia, la cooperazione tecnologica, la produzione socialmente responsabile e il proprio sistema finanziario.
La volontà di liberarsi dell’egemonia finanziaria e digitale dei monopolisti mondiali, la de-dollarizzazione dell’economia e lo sviluppo di proprie piattaforme finanziarie e commerciali da parte dei BRICS hanno contribuito alla politicizzazione della unione, che non è piaciuta a tutti.
Da qui l’ostilità e le critiche di alcune associazioni occidentali che vedono i BRICS come un concorrente. L’apertura e il tentativo di considerare i vantaggi di una potenziale cooperazione in questa alleanza, che si sta rafforzando sotto i nostri occhi e alla quale diverse decine di Paesi hanno già espresso il desiderio di aderire, è assolutamente consigliabile, piuttosto che limitarsi ai rischi e ai pericoli. Una posizione di questo tipo potrebbe essere una garanzia di arricchimento e sviluppo della comunità globale, piuttosto che la sua estinzione.

Mi scuso con l’amica Anna per questa intrusione in chiusura del suo articolo, ma è più forte di me: e poi, ci sono momenti nei quali bisogna pure parlar chiaro.
Brava, Anna: era l’ora di denunziarlo, sia pure con tutta la signorile correttezza del caso. Lo sanno in tanti, ma non lo dicono o lo dicono a mezza voce: il fatto è che Putin, alla faccia delle decine di mandati internazionali d’arresto, è tutt’altro che un isolato. E ne siamo felici.
Poi, ecco l’oggetto misterioso: BRICS. No: i recipienti da caffè non c’entrano. I paesi aderenti al sodalizio BRICS sono, messi insieme, ormai buona parte del pianeta. E se in un domani per certi versi già probabile e intuibile si dovesse arrivare a corredare anche di una forza militare il BRICS, come ha fatto la NATO, la partita potrebbe diventare inquietante ma anche molto affascinante. Dei BRICS i nostri
media fanno di tutto per non parlare: ma nel “sistema del silenzio su decreto” qualcosa non deve aver funzionato: e ora sono sempre più numerosi quelli che hanno mostrato di essersene accorti.
Insomma: e se fosse già NATO qualcuno che sogna di entrare nei BRICS? Come il jinn della Lampada di Aladino, la celeberrima fiaba delle
Mille e Una Notte…
Franco Cardini