Minima Cardiniana 486/4

Domenica 3 novembre 2024
XXXI Domenica del Tempo Ordinario, San Berardo, Santa Silvia

UN’INTERVISTA A FRANCO CARDINI
A PROPOSITO DEL MINISTRO GIULI
Lunedì 28 ottobre scorso è uscita su “La Stampa”, a cura della brava Francesca Schianchi, un’intervista nella quale Franco Cardini, partendo dal “caso” del nostro tormentato Ministero della Cultura, ha parlato anche di altro…
“Se ha una inclinazione al sadomasochismo, possiamo parlare di destra e cultura…”, esordisce ridendo lo storico Franco Cardini.

Addirittura serve essere sadomasochisti, professore?
È una battuta, ma fino a un certo punto. Questo governo sembra voler di continuo farsi del male. È vero che soffre di un handicap congenito: è segnato dalla sua discendenza, sia pure lontana, da un partito esplicitamente neofascista.

Il Movimento sociale…
Esatto, per quanto al suo interno vi fossero voci pluraliste e complesse: posso testimoniarlo perché ne ho fatto parte dal 1953 al 1965. Meloni, che è una donna intelligente e competente, questa radice la conosce, e sa di avere i fucili puntati contro. Deve sapere anche che ogni sua nomina sarà passata ai raggi X. Dovrebbe avere il coraggio di puntare alla qualità e al merito. Invece resta nel suo pollaio che è – con qualche eccezione – un deserto.

Si riferisce ai ministri nominati alla Cultura?
Sangiuliano è stato mio allievo a corsi di specializzazione universitaria, è un amico, non vorrei commentare cose che lo riguardano. Di Giuli mi sono applicato a leggere il curriculum.

E come lo ha trovato?
Quello che ho capito è che ha buoni rapporti di amicizia con familiari della presidente.

È necessario per diventare ministro?
Rovescerei la questione: diciamo che un tizio che conosce qualcuno di influente ha più chance a parità di valore di qualcun altro.

A parte questo, come ha giudicato il curriculum del ministro?
Beh, è un signore di quasi 50 anni che si sta laureando dopo un lungo letargo, chissà, forse la nomina a ministro della Cultura gli ha dato una febbre culturale… Diciamo che uno sforzetto per fare una piccola tesi in tempi più celeri poteva farlo, ecco.

Dice che non è adatto al ruolo?
Dico che il suo curriculum presenta aspetti di debolezza e che non lo definirei esattamente un uomo di cultura. Ci sono a disposizione persone di valore che potrebbero collaborare con questo centrodestra.

Mi fa dei nomi?
Per esempio il mio amico Ernesto Galli della Loggia, persona stimata, buon storico, che sta scrivendo un libro sulla città di Roma che penso inciderà. O Carlo Ossola, che presiede l’Istituto Enciclopedia italiana: io una telefonata gliel’avrei fatta. Probabilmente avrebbe detto di no, ma perché non provare?

Lei lo ha capito il discorso sulle linee programmatiche del ministro Giuli?
Ma non c’era niente da capire! Era un discorso banale e un po’ debole sui grandi mutamenti di questo momento. Il classico giochetto di quando un semicolto sfoggia un lessico giudicato difficile – quindi “colto” – davanti ad altri semicolti e ci mette parole impegnative per sembrare meno semicolto di loro. È una tecnica che noi insegnanti conosciamo da decenni.

Questa destra vorrebbe cambiare l’egemonia culturale, troppi anni in mano alla sinistra, dicono: è così?
Non sono del tutto d’accordo con Galli della Loggia quando dice che in Italia ci sono stati decenni di dittatura della sinistra del Pci sulla cultura. Ma siccome siamo più o meno coetanei, so anch’io che quella forte influenza c’è stata a lungo.

E come si cambia?
Lavorando sul piano culturale, ma forse mancano gli strumenti. Per esempio, quando hanno tirato fuori la pensata di fare una mostra sul Futurismo, se fossi un membro dell’élite di Fratelli d’Italia avrei detto loro: ma già siamo nell’occhio del ciclone perché ci accusano di essere eredi del neofascismo, è il caso di fare una mostra sul futurismo?

È il caso?
Ma no, ne facciano una sulle conseguenze della decolonizzazione, un processo a come è degenerata l’etica dell’Occidente per cui siamo andati in giro per il mondo a portare cultura e democrazia ma mai benessere. O sullo sviluppo dell’estetica nel secolo della crisi delle religioni.

Invece ne hanno fatta una su Tolkien…
Sono andato a vederla, avrebbe forse potuto essere migliore.

Anche quella si poteva evitare?
Mi viene in mente quando, ai tempi di Berlusconi, la destra volle fare una mostra su D’Annunzio. Se la destra va al governo e fa mostre su Tolkien e D’Annunzio, rischia di dare l’impressione che sa suonare solo una tastiera.

C’è un problema di classe dirigente di questa destra?
Certo che c’è. Ma si potrebbe risolvere. Ci sono ai margini persone che potrebbero dare una mano. Anche che la pensano diversamente: si potrebbero coinvolgere dicendo loro: “Sei bravo in quello che fai, ti offro un posto importante”. Lasciando così a loro, al limite, la responsabilità di dire di no.

Se lo proponessero a lei?
Stimo Giorgia, un’amica, le voglio bene. Sa che, come avversario acerrimo della Nato, filomusulmano, filoputiniano e socialmente parlando comunista, non potrei mai accettare.

È veramente tutte queste definizioni
Diciamo che esagero, ma solo un pochino.

La sensazione che dà il gruppo di Giorgia Meloni, comunque, è esattamente il contrario: una tribù chiusa…
E provano così di essere deboli. Culturalmente e politicamente.
(La Stampa, 28 ottobre 2024)

UN CHIARIMENTO A PROPOSITO DEL CONTENUTO
Cari Amici,
l’intervista che or ora avete letto ha scatenato un enorme vespaio. Ho ricevuto un gran numero di messaggi: alcuni di calda approvazione, altri d’indignata protesta. Gli uni mi hanno felicitato per aver infine “cambiato idea”; gli altri mi rimproveravano per la medesima ragione.
Ebbene, diletti estimatori e rispettabili detrattori, vi sbagliate entrambi. La vostra lode, o la vostra indignazione, riguardavano il mio
autoidentikit quale “avversario acerrimo della Nato, filomusulmano, filoputiniano e socialmente parlando comunista”. E si sbagliano anche coloro che, contrapponendosi agli uni e agli altri, hanno assicurato che io sono “uno che scherza sempre”. Amo senza dubbio scherzare, ma non in questo caso.
Dalla mia adolescenza, il che significa da una settantina di anni, sono sempre lo stesso: e da parecchi anni ormai ho sintetizzato le mie scelte autodenominandomi in tutta sincerità e in tutta serietà “cattolico, europeista e socialista”.