Domenica 10 novembre 2024
XXXII Domenica del Tempo Ordinario, San Leone I (“Leone Magno”)
A PROPOSITO DELLA GUERRA IN ATTO
GALLI DELLA LOGGIA HA RAGIONE, MA…
di Dino Cofrancesco
Nell’editoriale del 31 ottobre u.s. sul Corriere della Sera, “Violenza e giudizio storico”, Ernesto Galli della Loggia ricorda verità amare come la “frequente decisione della democrazia di sterminare i propri nemici, la sua propensione a ‘negare la libertà ai nemici della libertà’, di alzare ghigliottine e tribunali popolari, di mettere ‘il terrore all’ordine del giorno’”. E gli esempi certo non mancano: “Gli ordigni al fosforo piovuti su Amburgo o Dresda ammazzarono nel modo più atroce donne, vecchi e bambini, non schiere di Waffen SS pronte al combattimento”. Per non parlare di Hiroshima e Nagasaki e, aggiungiamo noi, di Montecassino. I conflitti che coinvolgono i popoli e gli Stati, sostiene, vanno sottoposti al giudizio storico e politico non a un diritto formale e astratto. La massima espressione della politica sta nell’assumersi la responsabilità di decidere quando e come ricorrere alla forza, nella “consapevolezza della tragicità morale di certe scelte”.
Galli della Loggia ha ragione: à la guerre comme à la guerre, distruzioni e massacri sono talora inevitabili per la sopravvivenza di una nazione e l’eliminazione di feroci dittatori E, tuttavia, è innegabile che la civiltà di un popolo non è data dal numero di anime belle, desiderose di mettere fiori nei cannoni, ma dal fatto che ci sono persone pensose e responsabili che non si rassegnano alla violenza cieca e distruttiva ma vogliono porre argini e regole allo scatenamento della furia selvaggia. Kurt Vonnegut, Gunther Grass, lo storico Antony Beevor considerarono un crimine di guerra la distruzione della Firenze dell’Elba (Elbflorenz) Dresda. Negli Stati Uniti, giornali indipendenti riuscirono a far condannare all’ergastolo il tenente William Calley, responsabile, in Vietnam, della strage di My Lai (marzo 1968). È vero che, in seguito, Calley scontò solo una pena mitissima, ma l’episodio resta non poco significativo. Solo una democrazia liberale, infatti, pur ripudiando il pacifismo, non è disposta a tollerare che l’eccesso di legittima difesa insozzi la bandiera di una giusta causa. A ragione o a torto, è quanto si rimprovera oggi a Israele. Con buona pace di Fiamma Nirenstein che in ogni critica a Netanyahu vede l’ombra dell’antisemitismo.
(il Giornale del Piemonte e della Liguria, 5 novembre 2024)