Domenica 10 novembre 2024
XXXII Domenica del Tempo Ordinario, San Leone I (“Leone Magno”)
I FATTI DI AMSTERDAM
QUALCHE CHIARIMENTO NECESSARIO
In seguito agli incidenti avvenuti ad Amsterdam dopo la gara di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv di giovedì scorso, i media nostrani (e, a quanto pare, non solo) hanno riportato la notizia con ogni evidenza possibile cavalcando l’ondata dell’emergenza antisemitismo che si starebbe amplificando in ogni angolo del globo. Certo, l’aggressione nei confronti dei tifosi israeliani è solo da condannare, senza alcuna esitazione. Il problema è ragionare seguendo i rigidi schemi del pensiero binario, che sempre di più somiglia a un binario morto. Il presidente Netanyahu, riferendosi agli scontri avvenuti nella capitale olandese, ha parlato di “nuova notte dei cristalli”. Nessun accenno, però, alle ormai 45mila vittime palestinesi che si contano dopo il 7 ottobre 2023. Nessun accenno alla popolazione di Gaza cui sono negati persino gli aiuti umanitari di sussistenza.
Secondo i dati riportati dall’ONU, due terzi delle persone uccise a Gaza sono donne e bambini. La vittima più giovane, la cui morte è stata confermata dagli osservatori delle Nazioni Unite, era un bambino di un giorno; la più anziana, una donna di 97 anni. L’ONU stima che il 70% delle persone uccise a seguito dell’aggressione israeliana siano donne e bambini palestinesi, con i bambini che costituiscono il 44% del totale dei morti. Di questi, i bambini di età compresa tra 5 e 9 anni rappresentano la percentuale più alta. Almeno i numeri non possono essere accusati di antisemitismo.
Riportiamo di seguito un articolo che chiarisce alcuni aspetti riguardanti il contesto nel quale sono maturati gli scontri tra le tifoserie olandese e israeliana.
AMSTERDAM: CHI SONO DAVVERO I TIFOSI DEL MACCABI
di Valerio Moggia
La notizia della mattinata [venerdì 8 novembre], anche sui siti d’informazione italiani, è quella delle violente aggressioni avvenute ieri sera ad Amsterdam ai danni dei tifosi israeliani, dopo la gara di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv. Dieci sostenitori della squadra ospite sono stati feriti, e le autorità olandesi parlano di 57 arresti complessivi. Il governo israeliano ha inviato aerei cargo per recuperare i propri concittadini e l’ex-Primo Ministro Naftali Bennett ha denunciato con un video su X le aggressioni, aggiungendo in un secondo post che quello avvenuto ad Amsterdam sarebbe un “pogrom pianificato”.
Ma il contesto in cui queste gravi violenze si sono verificate è molto più ampio e, almeno in queste prime ore, largamente ignorato da molti media. Le tensioni prima della partita erano state molto forti, gruppi pro-Palestina avevano deciso di organizzare una protesta contro la presenza israeliana fin dentro la Johan Cruijff Arena, ma la sindaca Femke Halsema aveva vietato la manifestazione, spostandola in un’altra zona della città. Nelle ore precedenti l’incontro, per le strade di Amsterdam si erano visti dei graffiti che recitavano “I sostenitori del genocidio non sono i benvenuti”.
Tensioni anche nei mesi scorsi
Simili tensioni non sono una novità, negli incontri internazionali dei club e delle selezioni israeliane. Lo scorso marzo c’era stata una piccola contestazione da parte della Curva Fiesole della Fiorentina, in occasione della gara di Conference League contro il Maccabi Haifa. A maggio c’erano state manifestazioni contro la gara di calcio femminile tra Scozia e Israele a Glasgow, e durante l’incontro un manifestante pro-Palestina era entrato in campo incatenandosi al palo di una porta, indossando una maglia con su scritto “Cartellino rosso per Israele”. Un corteo molto partecipato si è tenuto a Udine il 14 ottobre, prima di Italia-Israele di Nations League, e negli scorsi giorni degli attivisti pro-Palestina hanno occupato gli uffici della Federcalcio francese per contestare l’imminente gara tra i Bleus e la nazionale israeliana.
Il tesissimo clima pre-partita ad Amsterdam
Quanto ad Ajax-Maccabi Tel Aviv, il clima pre-partita era esasperato in maniera ben più seria di qualche graffito. Diversi video che stanno circolando online mostrano provocazioni e aggressioni condotte anche da parte dei tifosi del Maccabi Tel Aviv, a partire da un coro “Morte agli arabi” cantato sulle scale mobili di una zona centrale di Amsterdam. Altri mostrano i sostenitori israeliani intenti a strappare bandiere palestinesi esposte fuori da alcune case, aggredire persone in strada e intonare altri cori anti-arabi o inneggianti al massacro nella Striscia di Gaza. Dentro allo stadio, prima del fischio d’inizio, i fan del Maccabi hanno anche fischiato il minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia, in una contestazione rivolta in generale alla Spagna per il suo supporto alla causa palestinese.
Nulla di sorprendente, in realtà, per chi conosce il mondo ultras in Israele: la tifoseria del Maccabi Tel Aviv – i Maccabi Fanatics – è ritenuta una delle più radicalmente schierate verso l’estrema destra nel paese, alla pari della famigerata Familia del Beitar Gerusalemme. Nel 2014, i Fanatics costrinsero un giocatore della loro squadra, l’arabo-israeliano Maharan Radi, a lasciare il club a forza di insulti razzisti. Lo scorso marzo avevano già fatto discutere per l’aggressione commessa durante una trasferta di coppa ad Atene, ai danni di una persona che aveva una bandiera palestinese. Si tratta della seconda tifoseria più numerosa del paese, diventata negli anni sempre più vicina al Likud di Netanyahu, ma molto criticata anche in patria per i suoi comportamenti razzisti e violenti.
(InsideOver, 8 novembre 2024)