Domenica 17 novembre 2024
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, Santa Elisabetta d’Ungheria
LA VITTORIA DEL TYCOON
I “GRANDI FINANZIATORI” DI TRUMP
di Anna Tsyba
Negli Stati Uniti al potere sono saliti gli imprenditori. Gli squali del business che hanno finanziato la campagna presidenziale miliardaria di Donald Trump presenteranno presto i conti al neoeletto presidente. I più stretti collaboratori e sponsor del repubblicano si sfregano le mani in attesa di ricchi interessi politici, mentre alcuni iniziano già a raccogliere i frutti della loro partecipazione alle elezioni.
Gli esperti mondiali lanciano l’allarme. Uno degli uomini più influenti del mondo si è ritrovato al potere insieme a una dozzina di imprenditori tra i più ricchi del pianeta. Tuttavia, sono pochi gli americani a considerarlo un serio problema. Negli Stati Uniti ricevere favori politici in cambio di sostegno finanziario è una pratica più che comune. Tutti i cittadini, ma anche le imprese o i sindacati, in un modo completamente legale possono finanziare la campagna elettorale del loro candidato, senza alcun limite ma in un modo tracciabile, potendo così pretendere per i prossimi quattro anni la possibilità di partecipare alla vita politica del Paese. Nel 2010 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato una legge federale che vietava alle aziende e ai sindacati di finanziare le elezioni federali, definendola incostituzionale. Da quel momento i donatori sempre più desiderosi hanno riversato milioni di dollari nelle casse ufficiali delle campagne elettorali democratiche e repubblicane.
Quest’anno, sia Kamala Harris che Donald Trump hanno tradizionalmente rifiutato i 300 milioni di dollari preventivati dallo Stato e destinati a finanziare le loro campagne elettorali, optando per le donazioni private, che possono essere utilizzate solo se rifiutano i finanziamenti pubblici. I democratici sono stati in grado di raccogliere molto di più, grazie anche alle solide donazioni dei membri stessi del Partito Democratico.
Il budget di Kamala Harris in questa corsa presidenziale, secondo il portale Open Secrets, è stato di 1,65 miliardi di dollari. Donald Trump si è accontentato della modesta cifra di 1,09 miliardi di dollari. Nel suo caso il sostegno finanziario ufficiale del partito è stato minimo, mentre le donazioni di grandi donatori privati hanno rappresentato più di due terzi del budget totale della campagna.
I principali sponsor di Trump sono stati diversi uomini d’affari. Elon Musk, Peter Thiel e Miriam Adelson sono considerati i suoi maggiori “investitori”.
Ma guarda questo Elon…
L’influenza di Elon Musk negli Stati Uniti è leggendaria. “È nata una nuova stella, questa stella è Elon! È un personaggio, un uomo speciale. È un super genio e noi dobbiamo proteggere i nostri geni. Non ne abbiamo molti”, ha detto Trump durante il suo discorso dopo essersi aggiudicato la vittoria. Il neoeletto presidente ha rivelato che Musk sarà a capo della nuova Commissione sull’efficienza del governo. L’imprenditore ha dichiarato di essere disposto a tagliare la spesa federale annuale da 6,75 trilioni di dollari a 4,75 trilioni, eliminando così gli sprechi e le spese eccesive. Invece la notizia ancora più impressionante è stata la presunta partecipazione di Musk a una conversazione telefonica tra Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, avvenuta subito dopo l’annuncio della vittoria del repubblicano. Un episodio che indica un alto livello di fiducia nel nuovo membro della squadra trumpiana, che il nuovo eletto presidente non esita a dimostrare pubblicamente.
E mentre i futuri guadagni politici di Musk possono essere solo ipotizzati, i suoi dividendi finanziari sono già più che evidenti. Subito dopo l’annuncio della vittoria di Trump, le azioni di Tesla hanno fatto un balzo del 30% in una sola settimana, portando il valore di mercato dell’azienda alla soglia dei mille miliardi di dollari. Garrett Nelson, analista azionario senior presso la società di ricerca finanziaria CFRA Research, ritiene che “Tesla e il suo CEO Elon Musk potrebbero essere stati i più grandi vincitori delle elezioni”. L’analista ritiene che Trump aiuterà Musk ad accelerare anche la tanto attesa approvazione del regolatore per la tecnologia di guida autonoma.
Lobby israeliana
Miriam Adelson, una delle donne più ricche del mondo, medico, magnate del gioco d’azzardo, editrice del quotidiano più letto in Israele, Israel HaYom, e grande filantropa, ha donato 100 milioni di dollari alla campagna presidenziale di Trump, superando in generosità persino il multimilionario Musk. Le sue condizioni erano semplici, e Adelson lo ha ripetutamente dichiarato pubblicamente: permettere a Benjamin Netanyahu e al suo governo di annettere i territori occupati da Israele in Cisgiordania e permettere ai coloni israeliani di occupare quelle terre. Fervente sostenitrice del Partito Repubblicano, è una militante attiva per i diritti di Israele e condivide le idee del defunto marito Sheldon Adelson per un “Grande Israele” (espandere i confini di Israele fino all’estensione della “Terra Promessa” secondo la Torah).
La famiglia Adelson, che dal 1996 ha sempre donato con entusiasmo centinaia di migliaia di dollari ai repubblicani, ha invertito la rotta a partire dal 2010 (anno in cui alle aziende è stato concesso di effettuare donazioni private illimitate alle campagne presidenziali). Lo scopo di questi investimenti è sempre stato lo stesso, e né il marito né la moglie ne hanno mai fatto mistero: la difesa del popolo ebraico, la sicurezza di Israele e l’espansione dei suoi confini a scapito dei territori occupati dai musulmani della “terra promessa”. La sua influenza sul neoeletto presidente degli Stati Uniti in merito alla questione palestinese-israeliana potrebbe essere decisiva.
Un inviato dall’Ohio
La terza figura, non meno influente, nella campagna presidenziale di Trump è l’imprenditore e multimiliardario Peter Thiel. È stato lui a convincere Donald Trump a graziare il senatore repubblicano dell’Ohio James David Vance per un infelice paragone fatto in passato tra Trump e Hitler. E l’imperturbabile Trump ha preso Vance sotto la sua ala protettrice come vicepresidente.
Thiel, co-fondatore della piattaforma di pagamento PayPal, ha per la prima volta incontrato il futuro vicepresidente durante la sua apparizione pubblica alla Yale Law School. All’epoca Thiel disse che era stato “il giorno più importante della mia vita”. Dopo quattro anni, e dopo aver lavorato a stretto contatto con Thiel, Vance è diventato un partner di Mithril Capital, una venture company fondata da Thiel. Ha cominciato a partecipare in modo attivo nella vita politica del paese dopo la pubblicazione del suo libro Hillbilly Elegy: A Memoir of Family and Culture in Crisis, diventando nello stesso tempo un critico feroce delle politiche di Trump.
Solo dopo un incontro nella residenza di Trump a Mar-a-Lago nel 2021, al quale Thiel ha portato personalmente il suo protégé, i rapporti tra due politici si sono ricuciti. Nel frattempo, nel corso degli anni Thiel ha sempre continuato a sostenere e finanziare Vance, diventando per lui praticamente tutto. Pur non essendo un fan di Trump, l’imprenditore, dopo aver scommesso una bella fetta dei propri guadagni sul repubblicano, ora intende perseguire le sue ambizioni politiche e fare lobby per i suoi interessi proprio attraverso il suo amico Vance.
Manovrare e scegliere tra questi interessi degli uomini d’affari che hanno elargito dei soldi, gli interessi dei compagni repubblicani e, naturalmente, gli interessi propri (senza dubbio, tutti a beneficio del popolo americano) è la sfida più grande che il nuovo eletto Presidente degli Stati Uniti d’America abbia mai avuto.