Minima Cardiniana 492/3

Domenica 19 gennaio 2025, Santi Mario, Marta, Abaco e Audiface

IL GRANDE GIOCO ITALO-AMERICANO
ALLA CORTE DI RE TRUMP
di Anna Tsyba
Con la liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala dopo il famoso blitz di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, sì è parlato molto del grande successo diplomatico italiano e dei crescenti rapporti italo-americani. A partire dalla nascita di una nuova alleanza politica ed imprenditoriale tra Elon Musk e il governo italiano rappresentato dal suo primo ministro, sembra che tutto ciò che accade oggi faccia parte di un grande accordo tacitamente stipulato dai rappresentanti dei circoli politici e imprenditoriali di Stati Uniti e Italia
.
Il felice rientro della giornalista italiana è la cima dell’iceberg di tutto ciò che sta accadendo oggi nello spazio mediatico, politico ed economico, che si tratti sia dei rapporti italo-americani, sia dell’Occidente in generale. Nascono e si rinforzano nuove alleanze politiche ed imprenditoriali, e dalla residenza di Mar-a-Lago si lanciano costantemente nuovi messaggi politici, diplomatici e anche socio-culturali, che senza dubbio andranno in conflitto con le impostazioni generate e promosse fino ad oggi da Bruxelles.
Tra queste c’è una sensazione di una programmata liberalizzazione del settore di social media, prima controllato e censurato a piacimento dell’amministrazione di Joe Biden, come da recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato di Meta Mark Zuckerberg. Dopo che Zuckerberg si è pubblicamente “scusato” per aver censurato notizie non gradite dai democratici della Casa Bianca e addirittura è andato con un ramo d’ulivo da Trump nella sua residenza in Florida, donando un milione di dollari per l’inaugurazione della sua presidenza, all’interno dell’azienda Meta sono stati avviati una serie di importanti cambiamenti.

Ridimensionamento dei social
Innanzitutto, Zuckerberg ha annunciato la cancellazione del “fact-checking” su Facebook e Instagram, che finora è stato uno degli strumenti di censura su questi social network (si è vociferato che fino ad oggi tale ruolo di fact-checker in Italia fosse svolto da Enrico Mentana).
In secondo luogo, Zuckerberg ha dichiarato di voler “semplificare le politiche sui contenuti dell’azienda e di volersi sbarazzare delle restrizioni su argomenti come l’immigrazione e il gender” e di voler collaborare attivamente con il nuovo presidente per proteggere gli interessi mediatici delle aziende americane.
In terzo luogo, Zuckerberg ha rinnovato il consiglio di amministrazione di Meta, inserendo l’amico di lunga data di Trump, imprenditore, commentatore sportivo e capo dell’associazione di sport da combattimento Dana White, nonché l’ex responsabile della strategia aziendale di Microsoft Charlie Songhurst e persino l’attuale capo della holding finanziaria olandese Exor N.V. John Elkann.
L’“inchino” di Zuckerberg nei confronti di White è comprensibile: il capo di Meta non ha alcuna intenzione di indugiare nella lista dei nemici di Trump e vuole guadagnarsi un perdono almeno formale per la persecuzione e la censura del team del nuovo presidente durante la campagna elettorale del 2020. Anche la “complementarietà” a Bill Gates è facile da spiegare: nessuno rischierà di lavorare nelle attuali realtà americane senza la sua benedizione. Più curiosa di tutti sarebbe la terza nomina…

Il padrone dei giornali e una serie di coincidenze
L’italo-americano John Elkann è l’erede dell’impero del noto imprenditore italiano Gianni Agnelli, storico proprietario della Fiat ed ex-presidente della Juventus, figlio della principessa Virginia Bourbon del Monte, senatore a vita della Repubblica Italiana. Il multimiliardario Elkann a dicembre dell’anno scorso è stato oggetto di una raffica di critiche e pressioni da parte del governo italiano, insoddisfatto della situazione dei 25 mila di lavoratori dell’azienda Stellantis (ex-Fiat e PSA) rimasti in cassa integrazione (a costo dello stato italiano) e a rischio licenziamento, mentre gli azionisti, nonostante la crisi, hanno sempre spartito i loro più che decenti dividendi.
Inaspettatamente, poco prima del fine anno, Elkann ha ricevuto non solo la “grazia” dalla Meloni (attraverso l’accordo tra il governo e la Stellantis), ma anche un altro finanziamento governativo, con pagamenti accuratamente programmati fino al 2027. Stando alle dichiarazioni del ministro Urso, solo nel 2025 il governo metterà a disposizione della filiera automotive oltre un miliardo di euro, e in tre anni è stato programmato in tutto un finanziamento di 1,6 miliardi di euro. Subito dopo Capodanno la stampa è venuta a conoscenza di una nuova partnership strategica nata tra Stellantis e Tesla, il cui amministratore delegato, Elon Musk, come tutti sappiamo, è un buon amico di Georgia Meloni. La partnership con l’ecologica Tesla dovrebbe aiutare la casa automobilistica europea a evitare le sanzioni per le eccessive emissioni di CO2, e allo stesso tempo rafforzerà ulteriormente i legami di Musk con il primo ministro italiano. Così i favori sono stati scambiati di nuovo, per non parlare del futuro accordo tra il governo italiano e la Starlink, senza voler citare il caso di Cecilia Sala, la cui liberazione, come sostiene il New York Times, è stata realizzata anche grazie agli sforzi di Elon Musk che si è presumibilmente sentito con un ambasciatore iraniano presso l’ONU.
A proposito dello scambio di favori e di Cecilia Sala, occorre ricordare che la giornalista non solo ha collaborato con Il Foglio, il giornale che per i servizi pubblicitari si avvale dei servizi della A. Manzoni & C. S.p.A. di proprietà di Gedi Gruppo Editoriale S.p.A., ma anche con l’Espresso e l’Huffington Post, sempre di proprietà o ex-proprietà della Gedi. Oggi la giornalista crea podcast per la Chora Media, di cui CEO e fondatore è Mario Calabresi, ex-direttore de La Stampa e de la Repubblica, entrambi della Gedi, che appartiene a sua volta al gruppo Exor di famiglia Agnelli con il già nominato amministratore delegato John Elkann, nuovo collega di Musk.

L’avanguardia europea di Donald Trump
Le voci sull’accordo quasi firmato tra la SpaceX di Musk e il governo italiano sull’uso del sistema di telecomunicazioni satellitare Starlink per le esigenze, anche militari, del Paese, le notizie sulla probabilità di investimenti di Tesla in Italia e sull’organizzazione sul territorio italiano di un nuovo “hub” europeo dell’azienda, la simpatia personale tra i più alti esponenti del governo e il reciproco sostegno mediatico nelle situazioni politiche più difficili sono solo alcuni dei segnali dell’evidente avvicinamento tra gli Stati Uniti e l’Italia, che si stanno intrecciando (intrappolando?) commercialmente e politicamente sempre di più.
L’Italia, con il suo pronunciato governo di centro-destra, è quasi un’eccezione nella mappa politica dell’UE. Né in Germania, né in Francia, né in Olanda, né in Spagna la destra è riuscita finora a scalfire l’agenda liberal-conservatrice di Bruxelles. I tentativi della destra di prendere d’assalto questa “cittadella” dei neocon europei sotto il comando di Ursula von der Leyen non hanno dato risultati univoci né alle elezioni del Parlamento europeo di giugno né alle elezioni anticipate dell’Assemblea nazionale di inizio luglio in Francia. Con l’avvento al potere di Trump, la situazione si è radicalmente ribaltata: ora alla guida degli Stati Uniti sono i repubblicani conservatori, e così anche per l’Europa senza dubbio cambierà tutto.
Sarà proprio l’Italia quel paese europeo in grado di diventare un mediatore, una sorta di avanguardia “di destra” attraverso la quale la rinnovata America intende inviare segnali all’Europa conservatrice-liberale, che sta perdendo colpi su tutti i fronti per cambiare la sua politica estera, economica e sociale, controversa per sempre più europei?