EDIZIONE STRAORDINARIA
GESÙ NACQUE IN UNA MANGIATOIA PERCHÉ NON C’ERA POSTO AL CALDO E AL COPERTO PER LUI, IN BETLEMME…
…e oggi, nella bella e civile Firenze, Dio rischia di subìre uno sfratto nella generale indifferenza.
Anzi, la notifica di sfratto l’ha già ricevuta nel pieno centro della vecchia Firenze, a due passi da Santa Croce. E io ne sono stato testimone oculare. Venerdì 16 scorso verso le 9 del mattino, sotto una pioggia insistente, un nutrito gruppo di donne e di uomini di varia età e condizione, in generale modestamente vestiti, aspettava con ansia contenuta ma evidente. In Piazza de’ Ciompi, a Borgo Allegri, il cuore della città di Dante e di Riccardo Marasco, di La Pira e di don Facibeni. Davanti a due modesti sporti di garage chiusi da saracinesche “di bandone” al di sopra dei quali campeggiava la scritta “Comunità Musulmana di Firenze e della Toscana”.
Una “sala di preghiera” islamica. Ma qui tutti – i seguaci della Legge del Profeta e i residenti del quartiere, che ormai si sono affezionati a quel semplice luogo di culto e ai suoi frequentatori – la conoscono come “la Moschea”. E perché no? Come quella, monumentale, di Parigi. Una moschea musulmana. Firenze, che ha chiese bellissime, vanta anche bei luoghi di culto di altre confessioni cristiane e di altre religioni. Siamo fieri della splendida chiesa anglicana e riformata di Via Lamarmora, con il suo neogotico british. Amiamo la cupola verde della sinagoga di Via Farini. C’incantano le guglie dorate e policrome della chiesa ortodossa di Via Lorenzo il Magnifico. Vorremmo tanto una moschea che potesse gareggiare con quei monumenti in grazia e in bellezza, per la gloria del Dio di Abramo e per il decoro cittadino.
E nel segno della libertà. Perché l’Italia è un paese laico: non nel senso che non si cura della vita spirituale dei cittadini o che la disprezza, ma in quello che la consente liberamente a tutti, di qualunque religione o confessione. Ben vengano anche gli altri, tutti: mormoni e ba’hai, induisti e buddhisti e chiunque. La Costituzione italiana garantisce a tutti la libertà di culto entro le leggi e il diritto di esercitarlo in spazi decorosi.
La comunità musulmana di Firenze, ormai da anni sotto la guida saggia ed equilibrata dell’imam Izzeddin Elzir, sta cercando da tempo un terreno per edificarvi sopra una moschea che sia veramente tale anche dal punto di vista architettonico ed estetico. Un progetto è già stato presentato ai fiorentini ed è stato oggetto di molte discussioni ma anche di straordinario interesse. Certo, sono insorte difficoltà: qualcuno ha messo in guardia contro un “culto straniero”; qualche altro si è chiesto se un edificio di quel genere non possa in futuro essere un punto di riferimento per “fondamentalisti” (!) e addirittura per “terroristi” (!?); qualcun altro ancora ha rievocato le glorie guerriere di Poitiers e di Lepanto e la memoria di Oriana Fallaci per contestare eventuali diritti ai “nemici della croce del Cristo”.
Le conosciamo, queste sceneggiate penose. La abbiamo già sentite mesi e anni addietro a Colle Valdelsa – dove una bella moschea esiste ed è attiva –, a Pisa, a Cascina e altrove. Si vuol negare ai musulmani quel che a nessun altro è ricusato, il diritto costituzionalmente sancito di pregare Iddio secondo la loro tradizione.
E poi, si dice, “l’Islam è un culto estraneo, straniero”. Ebbene, nel solo territorio fiorentino i musulmani sono circa 30.000: e di essi il 15%, vale a dire 4500 persone circa, sono cittadini italiani che lavorano o in questi difficili tempi cercano lavoro, che pagano le tasse quando ne hanno i mezzi e dunque il dovere e che vivono con noi. Negare a concittadini un diritto costituzionale è un crimine.
Tutto ciò deve ben saperlo il prefetto di Firenze, che pure ha autorizzato l’atto formale di sequestro dei locali della moschea la mattina del 16 dicembre scorso. Di venerdì: il giorno nel quale i musulmani si riuniscono per la preghiera solenne di mezzogiorno e ascolano la qutba, il sermone dell’imam. Sequestrare un luogo di culto in quel giorno è obiettivamente una provocazione e una profanazione. Senza dubbio involontaria: ma la gravità del gesto rimane. Frattanto poco lontano, in Piazza Beccaria, si stava riunendo sotto la pioggia un greggiucolo di nuovi crociati pronti a marciare contro l’infedele (ma non se n’è fatto di nulla).
Sono stato testimone oculare del penoso evento. Ero accanto all’imam quando un pubblico ufficiale gli ha letto l’atto di sequestro. Izzeddin, con ferma cortesia, ha rifiutato di accettarlo e di firmarlo. Ora, tutto è rimandato.
Mentre da anni la comunità cerca un terreno edificabile per la futura vera e propria moschea, il cànone d’affitto per il garage di Piazza de’ Ciompi è sempre stato regolarmente corrisposto. È stato sulla base di una serie di malintesi, non so quanto in buona fede, che i proprietari privati dell’immobile hanno sollecitato il sequestro. I legali della comunità sono al lavoro per chiarire l’equivoco, confermare la legittimità della loro presenza e intanto cercare un luogo definitivo nel quale costruire una moschea vera e propria.
Quanto a me, ho aperto ufficialmente una sottoscrizione cittadina di sostegno rimettendo all’imam in presenza di testimoni la somma di 1000 euri e chiedendo ai miei concittadini di collaborare all’iniziativa: nei prossimi giorni, fonderemo una vera e propria “Società degli Amici della Moschea di Firenze”, composta ovviamente da non-musulmani. Mi chiedo se le autorità cittadine, dal Comune alla Curia Arcivescovile, davvero non hanno alcuna possibilità di offrire un tetto o comunque uno spazio ai nostri amici musulmani: così com’è stato fatto nei confronti degli appartenenti ad altri gruppi religiosi.
E ai fratelli nel Cristo che mantengono dubbi, pregiudizi e riserve, consiglio la lettura di una pagina del Corano, la “Sura di Maria”: che insieme con l’Ave, il Magnificat, il Salve Regina e la preghiera di san Bernardo nel Paradiso dantesco, è la più bella lode alla Vergine che sia mai stata scritta.
Franco Cardini