Domenica 29 aprile 2018 – V Domenica di Quaresima. Santa Caterina da Siena
I GIORNI DEL NOSTRO DOLORE
ALFIE
Scusatemi, ma in fondo sono solo un vecchio professore grasso. Sono plurinonno e da due anni bisnonno. Vorrei dire qualcosa di Alfie, ma proprio non ce la faccio. Il mio amico David Nieri, coraggioso e spregiudicato editore viareggino – è titolare della casa editrice La Vela e pubblica libri che si paga di tasca sua, per passione letteraria e civica – è da poco tempo anche uno dei miei editori: non sarà il più importante (ma non è detto che non lo divenga), ma è – con tutto il rispetto per gli altri, e l’affetto per alcuni di loro – uno dei miei preferiti anche perché (sia detto a suo rischio…) è uno di quelli che sento culturalmente congeniale.
Nieri appartiene a una piccola schiera di amici ai quali da oggi in poi chiederò di quando in quando, forse sempre più spesso, di darmi una mano nella prosecuzione dei Minima Cardiniana. Non che voglia farne un “Magazine”, Dio me ne guardi: ma in fondo, come “dicheno” a Roma, hai visto mai?
David è più coraggioso di me. Ha accettato di scrivere di Alfie. Che Dio lo aiuti e lo ricompensi. Perché ha parlato non solo di Alfie, ma di tutti gli Alfie del mondo, di quelli ai quali fino a oggi abbiamo avuto la colpa di non pensare abbastanza e rispetto ai quali sarà un delitto non pensare sul serio da oggi in poi. Come dicevo poco sopra, parlando delle vittime della Shoah [MC 212/1]: il solo modo di onorarle sul serio è impedire che altre si aggiungano a loro, da questo momento in poi.
La morte di Alfie e la nostra coscienza
Alla fine non ce l’ha fatta, il povero Alfie. Si è spento la notte di sabato 28 aprile, a pochi giorni dal suo secondo compleanno. Personalmente, ci ho sperato fino alla fine. Ho sperato che il piccolo continuasse a respirare, quindi a vivere, dopo che la “spina” dei supporti vitali era stata staccata qualche giorno prima. Ho sperato che almeno la Corte europea si pronunciasse a favore del trasferimento al “Bambino Gesù”, dopo che il governo italiano aveva concesso ad Alfie la cittadinanza italiana per consentirgli l’espatrio. Ho sperato infine nel miracolo – noi cattolici, sapete, ci crediamo – che annichilisse giudici e scienziati d’Oltremanica che intendono sentenziare sulla “vita degna di essere vissuta” stabilendone il confine come una questione di diritto, magari ponendosi pure contro il volere dei genitori – per un bambino di meno di due anni, l’unico possibile. Ma in terra d’Albione – quella del dio degli inglesi in cui non credere mai, e infatti io non ci credo – funziona così: se non c’è accordo tra medici e famiglia, la legge prevede l’intervento di un giudice. Nel caso in questione, i medici dell’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool avevano già dichiarato, lo scorso dicembre, di aver esaurito tutte le opzioni a disposizione per salvare il piccolo, decidendo quindi di sospendere la ventilazione artificiale che lo teneva in vita. Decisione alla quale ovviamente Tom e Kate Evans, i due giovanissimi genitori, si erano opposti, indicando tra le eventualità di cura anche il trasferimento al “Bambino Gesù”. Niente di tutto questo è accaduto. Come nel triste caso di Charlie Gard, la fine della vita di un bambino è stata sentenziata per legge, e a niente sono serviti i ripetuti appelli – anche da parte della Santa Sede – per tentare di salvare il bambino. Continua a leggere “Minima Cardiniana 212/2”