Minima Cardiniana 325/2
Domenica 2 maggio 2021
Domenica IV dopo Pasqua, Cantate
RICORDO DI UN COMPAGNO DI VIAGGIO
Un anno fa, ci lasciava Giulietto Chiesa. Molti lo ricordano ancora, riduttivamente, come un animatore di “Radio Kabul” al tempo dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan. A quel tempo, non ero sulla sua lunghezza d’onda: ma lo stimavo molto in quanto, come studente a Mosca nel lontano 1970 e modestissimo praticante di quella lingua russa che tuttavia continuo ad adorare, apprezzavo la sua perfetta padronanza di quell’idioma e il suo fedele ma criticamente lucido e sorvegliato amore per la realtà russo-sovietica. Ad avvicinarci furono la crisi balcanica degli Anni Novanta e la prima guerra del Golfo. Reagimmo insieme, spontaneamente indignati, contro l’infame bombardamento di Belgrado e contro la politica irakena di Bush senior. Da allora la nostra amicizia non fece che approfondirsi, grazie anche ad alcuni amici comuni: primo fra tutti don Andrea Gallo. Sostenni il suo impegno politico, pubblicistico e televisivo (“Pandora TV”) ch’egli e pochi fidatissimi compagni pagavano di persona, e questo non è un modo di dire: di tasca propria, perché nessuno ci finanziava, e anche in termini di ostracismo mediatico. Insieme, con pochi amici – da Alain de Benoist a Marco Tarchi a Moni Ovadia a Noam Chomsky – ci opponemmo alle menzogne che ci stavano inondando all’indomani dell’11 settembre 2001 e delle due vergognose avventure militari contro l’Afghanistan e contro l’Iraq. Giulietto fu un perfetto compagno che preferirei definire non “di strada”, secondo un’espressione politica che mi ha sempre lasciato sospettoso, bensì “di viaggio”. In tutti i sensi: anche in quello molto bello di una comune esperienza tra Mosca e il Caucaso che ci capitò di fare una decina di anni or sono. Ricordo le belle serate al Cafè Pushkin e nelle birrerie dell’Arbat e l’austera, calorosa accoglienza dei colleghi e degli studenti dell’Università di Vladikavkaz, un incredibile angolo di vecchia Germania guglielmina incastonato tra le montagne eurasiatiche.
Giulietto se n’è andato in punta di piedi, inaspettatamente per tutti, un anno fa. Non ho avuto modo, allora, di porgergli un saluto estremo. Da zvidanja i očen spassiba, drug i tavarish.
Un video in ricordo di Giulietto: